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Ma se le elezioni Salvini le avesse perse?

Ma se le elezioni Salvini le avesse perse?

Il governo tra Pd e Cinque Stelle purtroppo si avvicina e la domanda resta la stessa: perché Salvini ha fatto tutto questo casino sapendo che difficilmente si sarebbe andati a votare? Fino a ieri la risposta prevalente era: perché ha stravinto le elezioni europee e non voleva più sottostare ai Cinque Stelle che quelle elezioni le hanno perse.

Oggi mi viene il dubbio che la risposta giusta sia un’altra, esattamente l’opposto: Salvini si è sfilato dal governo perché lui le elezioni europee le ha perse e Di Maio le ha vinte. Mi spiego, facendo un passo indietro. Durante tutta la campagna elettorale delle Europee Matteo Salvini sosteneva la seguente tesi: «Noi sovranisti vinceremo le Europee, andremo al governo di Bruxelles e cambieremo i parametri economici che oggi soffocano gli Stati in modo da liberarli dal giogo dei numerini».

E giù quindi con una serie di mirabolanti promesse per la finanziaria di fine anno: flat tax, aiuti a imprese e famiglie e via dicendo. Il problema ora è che i sovranisti hanno nettamente perso quelle elezioni e l’Europa è rimasta saldamente in mano ai partiti europeisti. Quindi niente rivoluzione, niente «liberi tutti», al massimo qualche sconticino per nulla utile a realizzare il libro dei sogni sbandierato dai sovranisti. Alla luce di questo, e del fatto che i Cinque Stelle si sono prontamente iscritti in Europa al club dei vincenti, Salvini si sarà detto: se a fine anno metto la mia firma sotto una manovra economica in linea con i dettati europei dopo aver giurato l’inverso, il popolo che oggi mi adora e osanna viene a prendermi con i forconi sotto casa e addio al mito di Capitano coraggioso e invincibile.

Meglio, molto meglio, trovare una scusa qualsiasi e tagliare la corda prima che sia troppo tardi. Così quando a dicembre Pd e Cinque Stelle si presenteranno agli italiani affamati con un piatto di lenticchie il popolo potrà dire: ovvio, non c’è più Salvini a difenderci. Il cinico calcolo di Salvini «tanto peggio per gli italiani, tanto meglio per me» presenta però un grosso rischio anche per lui. Se questi saltano nel giro di pochi mesi ha vinto lui, ma se il collante del potere li tiene uniti qualche anno (cosa non da escludere) chissà se l’epopea del Capitano reggerà all’oblio con cui gli italiani archiviano velocemente sia le gioie che i dolori.

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