Letteratura

Se l'antifascista mette voglia di votare Msi

Chi a fine guerra andava all'asilo sogna il Regime, anziché sognare la Loren...

Dal volume Arpa e canone (Argano) traiamo l'articolo di Gian Carlo Fusco "Gioventù senza zanzare" uscito nella rivista Successo del maggio 1961.

Montanelli è preoccupato. L'Italia d'oggi non piace ai giovani. Molti di essi, che alla fine della guerra frequentavano dignitosamente l'asilo, stanno ripiegando sul passato regime. S'iscrivono all'M.S.I. Risalgono idealmente l'erta degli anni. Scavano fra le macerie morali e materiali dell'altroieri, per raccogliere e spolverare le vecchie immagini neglette, le parole d'ordine derise, il corporativismo e la romanità.

Il tono beffardo e irriverente degli anziani antifascisti, quando discorrono del ventennio, urta e ferisce questi giovani che la democrazia, per quanto si metta in décolleté, non riesce a sedurre. Per fortuna, nel ripostiglio più geloso delle loro camerette, conservano le vecchie fotografie scampate ai falò del luglio '43 e dell'aprile '45. Le contemplano assorti. Dimenticano la pena di essere giovani in questo 1961, così piatto e incolore, tuffandosi con l'immaginazione nelle adunate oceaniche, nelle masse galvanizzate, nelle esultanze solari dell'era littoria. Solo la speranza che qualcosa di quegli anni ritorni, li aiuta a sopportare gli squallori della democrazia e l'ottusità ridanciana degli anziani antifascisti. Rinunciano alle nazionali, al cinema con la ragazza, alla partita domenicale, per corroborare, nel loro piccolo, le casse missine. È duro, aver vent'anni con vent'anni di ritardo! A che servono questi vent'anni, quando non c'è più un casco coloniale da mettersi, qualche zanzara albanese per prendersi un po' di malaria, un'occasione di congelamento? È spaventosa, a vent'anni, l'idea d'invecchiare così, sani, con tutte e due le gambe, tutt'e due le mani, il naso, gli occhi, tutto!

No, i giovani che allo scoppio della guerra scalciavano ancora nelle viscere materne, non credono ai racconti grossolani e buffoneschi degli anziani antifascisti, secondo i quali il regime non fu che una lugubre farsa. Anzi, a furia di ascoltarli, si sono convinti del contrario. E per dimostrarlo, s'iscrivono all'M.S.I.

Tutto ciò preoccupa Montanelli, il quale, sotto la sua buccia strafottente, è più sensibile di quanto s'immagini. Con qualche apprensione da chioccia politica. Tanto che, giorni or sono, dalle colonne del suo giornale, si è rivolto ai suoi amici e coetanei antifascisti più o meno così: «Se le nostre sghignazzate urtano la suscettibilità di questi ragazzi assetati di obbiettività, smettiamola una buona volta di mettere alla berlina il passato regime. Sorridiamone, al più, e con la massima discrezione. Forse è l'unico modo per tamponare l'emorragia dei giovani verso l'estrema destra».

Siccome fra gli antifascisti di mezza età amici di Montanelli ci sono anch'io, ho il diritto d'interloquire. Dicendo che non solo continuerò a sghignazzare liberamente del fascismo (le cui vittime soltanto, comprese quelle che ci credettero, ispirano rispettosa tristezza), ma anche di questi giovanotti che nel 1961, anziché sognare la Loren, sognano Mussolini e s'iscrivono all'M.S.I.

Che c'è da preoccuparsi? I più intelligenti, prima o poi, torneranno in qua. I fessi resteranno là.

Finché, al primo 25 luglio che capita, non li ritroveremo più né là, né qua, né sotto, né sopra. O che un te li rammenti, Indro, i loro babbi?

Commenti