Politica

«Se le primarie si faranno decideranno 3700 delegati»

Il capogruppo di An alla Camera lancia una nuova proposta per scegliere il premier

Francesco Kamel

da Roma

Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera dei deputati, con le dimissioni di Domenico Siniscalco il centrodestra ha toccato il fondo?
«Il centrodestra sembrava ingolfato anche prima delle dimissioni di Siniscalco. La sera precedente, Gianfranco Fini aveva chiesto un vertice in cui affrontare le quattro questioni principali: il problema della premiership - che per la verità non era una priorità -, l’accordo sulla legge finanziaria, la riforma costituzionale e la riforma elettorale. Questioni che non potevano essere affrontate separatamente».
Ma poi ci si è messo pure Siniscalco.
«Già, ma proprio da quel momento è scattato il colpo di reni del centrodestra. A cominciare dal problema della sostituzione di Siniscalco: un problema che è stato risolto brillantemente con la nomina di Tremonti. Ed è stato proprio Fini il primo ad indicare il suo nome».
E poi?
«Poi è arrivata un’apertura da Silvio Berlusconi. Non mettendo in discussione la leadership del centrodestra - che è indiscutibilmente sua -, ma discutendo con gli alleati per individuare il miglior candidato premier da schierare contro Romano Prodi».
Gli sarà costato non poco.
«Se non si affrontava questa questione non si sbloccavano le altre. E infatti, ora stiamo galoppando sulla legge elettorale, ma avendo convenuto che è prioritario arrivare al sì definitivo sulla riforma costituzionale che è graditissima ad An».
Come si è sbloccata la situazione?
«È stato fatto un lavoro di sintesi di tutti i problemi. C’è stata la grande pazienza e abilità di Silvio Berlusconi, c’è stato il senso di responsabilità di Pier Ferdinando Casini e c’è stato il grande lavoro di mediazione di Fini. Anche Bossi ha dato un grande segno di maturità portando a casa il suo vero obiettivo: la riforma costituzionale».
Siete diventati anche voi alfieri della riforma costituzionale?
«Fini e tutta An giudicano positivamente la riforma perché porta un federalismo solidale con il principio dell’interesse nazionale. Introduce in Italia un avvio di presidenzialismo e prevede le norme contro i ribaltoni, che rafforzano il bipolarismo».
Legge elettorale, riforma costituzionale e primarie: è lo schema per la «ripartenza» della Cdl?
«Se si riuscisse a concludere questo percorso articolato, tornerebbe la piena coesione di tutto il centrodestra e avremmo più possibilità di sconfiggere la sinistra».
Possibile che il perno di tutto questo cambiamento sia stato rappresentato dalle primarie?
«Indubbiamente avere aperto al problema della premiership ha rasserenato il clima facendo trovare un accordo complessivo».
Eppure voi eravate freddi.
«In un sistema con molti partiti è difficile che non prevalga l’interesse di parte sulla scelta del miglior candidato».
Come le farete?
«Bisogna ingegnarsi. Io ho illustrato all’esecutivo di An una mia proposta che non è stata né approvata né bocciata in quanto abbiamo convenuto che sarebbe stato meglio aspettare le proposte altrui. I centristi vogliono delle primarie molto simili a quelle del centrosinistra: votano tutti i cittadini, si lascia un contributo di due euro, ci sono molti seggi elettorali. Da Forza Italia invece si preferisce forse una grande assemblea degli eletti».
Un’ipotesi che oltre all’Udc non piace neanche a voi.
«L’abbiamo bocciata anche noi perché è di fatto un’ipotesi difficilmente accettabile da chi ha avanzato la richiesta di primarie vere».
Allora cosa prevede l’ipotesi di La Russa?
«Il primo punto ripropone il voto ai cittadini che è stato richiesto dall’Udc. Per quanto riguarda i punti in cui votare è inutile impazzire andando in tutti i paesini. È meglio prevedere circa 1000 seggi nei capoluoghi di provincia e nei comuni con una soglia minima di abitanti o facendo riferimento ai collegi elettorali».
E la seconda parte?
«È relativa al voto che non si rivolgerà direttamente agli aspiranti premier - Casini, Berlusconi, Fini ecc. - ma a dei delegati. Esattamente come negli Usa. Ogni candidato premier infatti presenta a livello centrale una lista di propri delegati, scelti in assoluta autonomia. I cittadini vanno ai seggi e trovano una scheda su cui c’è il nome del candidato premier ma di fatto votano questa lista di delegati. Penso a un numero complessivo di 2500 delegati. Il numero di delegati da eleggere in ciascuna provincia verrà determinato in relazione alla media ponderata tra il numero di abitanti della provincia e la somma dei voti della Cdl in quel territorio. Ai 2500 delegati eletti ne andrebbero poi aggiunti altri 1200».
Da dove saltano fuori questi altri delegati?
«Sono persone già elette dal popolo della Cdl. Sono i parlamentari italiani ed europei, i ministri, i consiglieri e assessori regionali, i presidenti e i vicepresidenti di provincia, i sindaci e i vice sindaci dei capoluoghi. I numeri, lo ripeto, sono solo indicativi e possono aumentare, l’importante sarebbe mantenere questa proporzione, con i delegati eletti direttamente in numero più che doppio rispetto ai parlamentari o similari».
È realistico pensare che, una volta fatta la legge elettorale, le primarie diventino un argomento secondario anche per l’Udc tanto da essere cancellate?
«Non sono innamorato delle primarie. Se però ci sono altre soluzioni, altri percorsi condivisi si possono scegliere anche altre strade. L’importante è che ci sia un’intesa forte. D’altronde, se gli stessi leader dell’Udc ritornassero sulla richiesta ritenendola ormai superflua o superata il ricorso alle primarie non saremmo certo noi di An a metterci di traverso».
Riemerge la vostra freddezza.
«Le primarie sono come un coltello: possono essere pericolose perché ci si può far male. Ma possono essere anche uno strumento utile».
La riforma elettorale invece è uno snodo strategico?
«Tutto passa per l’accettazione della riforma elettorale. In An non ci sono grandi obiezioni ma consideriamo prioritario votare la riforma costituzionale che tutela il bipolarismo. Con un accordo complessivo sulle primarie, sulla riforma costituzionale, sulla riforma elettorale e sulla legge finanziaria, la coalizione sarebbe indubbiamente più forte, pronta a battere la sinistra».
È favorevole ad utilizzare le primarie anche per individuare i candidati per le elezioni amministrative?
«Sono favorevole solo come ultima risorsa quando manca l’intesa su un nome».
Com'è il clima tra i leader di An?
«Il clima è di grande coesione. Tutti sappiamo che ci giochiamo una partita importante. Sto lavorando a stretto contatto con Gianfranco Fini».
In questi giorni è molto impegnato con la Festa tricolore di Milano. Come sta andando?
«Sta andando benissimo.

Ieri con Maurizio Gasparri abbiamo presentato il documento “la Destra Giusta” con le dieci cose da fare entro la fine della legislatura per dare con i nostri valori e ideali un’impronta più intensa alla società italiana».

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