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Serie B, come Bergamo e Brescia

Serie B, come Bergamo e Brescia

Non è ancora finita. Dopo nove mesi il campionato di calcio ha deciso di concedersi l’ultimo colpo di coda, nel vero senso della parola. Come a Istanbul si va ai supplementari e non sono esclusi nemmeno i calci di rigore. Riassunto delle precedenti puntate: la Juventus è campione d’Italia, l’Udinese si accoda da ieri festosa al quartetto delle grandi e ricche (dicono così) che parteciperà alla prossima Champions league, la Juventus, appunto, con Milan e Inter. La Sampdoria, il Palermo e la Roma sono iscritte alla coppa Uefa.
Dai coriandoli alle lacrime: dopo l’Atalanta, già condannata da una settimana, retrocede anche il Brescia che, sconfitto a Firenze, consegna alla squadra viola la certezza della permanenza in A. Il club bergamasco è ormai un pendolare delle due categorie, il suo azionista di riferimento Ivan Ruggeri non sembra disposto a nuove avventure, ha dato ma ha anche preso, cerca compratori, la società ha tagliato costi e organigramma ma la città e i tifosi che hanno visto trionfare il bergamasco Savoldelli al giro d’Italia avrebbero uguali voglie nel football e non la solita polenta precotta. Il Brescia rivede la B dopo cinque anni, i problemi di salute del suo presidente hanno influito sulla squadra e avranno un peso sul suo futuro. La Fiorentina chiude a 42 punti, gli stessi di Bologna e Parma ma per il regolamento che prevede, in questi casi, la classifica avulsa con il conteggio degli scontri diretti, si salva e costringe le due squadre emiliane allo spareggio che verrà giocato, con la formula assurda dell’andata e del ritorno, il 14 e il 18 giugno. Tra oltre due settimane dunque, ecco dove sta l’assurdità, già celebrata con le due finali della Tim cup, al secolo la coppa Italia, che Inter e Roma giocheranno il 12 e il 15, sempre di giugno. Una sosta lunga e pericolosa, ingiustificata o meglio spiegata con il calendario che comporta gli impegni delle nazionali. Da una parte si parla e si scrive di interessi superiori, dall’altra ci si occupa esclusivamente del proprio giardino.
Dall’11 settembre del 2004 a ieri pomeriggio il campionato non è riuscito a emettere tutti i verdetti definitivi. Secondo una corrente di pensiero questo sarebbe «pathos», l’emozione dello sport vero. Nella lingua comune chiamasi confusione, la quale regna sovrana nel nostro football, dalla nazionale in giù, senza eccezioni. Là dove gli sponsor hanno preso il sopravvento (la maglia celebrativa indossata dalla Juventus ieri, durante la cerimonia di consegna della coppa scudetto, non riportava i cognomi dei calciatori ma lo slogan della ditta fornitrice) il calcio ha lentamente mollato la presa e il rapporto viscerale con i tifosi che vengono per l’appunto chiamati clienti o quota mercato. Ma di fronte a certi bilanci dipinti con il monocolore rosso non ci sono alternative. Risulta strano tuttavia che, nonostante certi introiti, le cifre a passivo continuino a lievitare.
Il campionato dunque non è ancora finito in serie B e in serie A. Per chi avesse strane idee ecco l’ordine di servizio: non si va in ferie, le squadre hanno sottoscritto contratti, si parte per le tournée amichevoli all’estero, queste servono ad aggiungere fatica ma garantiscono i denari necessari per rimediare ai costi. Il circolo oltre che viziato è vizioso. Ma in fondo la palla è rotonda e ci siamo divertiti tutti.

Quasi tutti. A proposito, quando si ricomincia?

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