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Lo sgarro di Fazio-Saviano alla Rai: no ai pro-life

Il Cda di viale Mazzini dà l’ok alle associazioni contro l’eutanasia per replicare alla puntata di «Vieni via con me» dedicata ai casi Welby e Englaro. Ma il conduttore e lo scrittore rispondono picche: "È inaccettabile"

Lo sgarro di Fazio-Saviano alla Rai: no ai pro-life

Roma Se l’ultimatum di Maro­ni aveva aperto uno squarcio nell’asse Ruffini-Fazio-Savia­no, l’appello delle famiglie per uno spazio di replica a Vie­ni via con me rischia di farlo saltare del tutto. Gli autori del programma ritengono inviola­bile il loro format, e avevano accettato di ospitare il mini­stro leghista solo per evitare un incidente pericoloso, e so­lo dietro le pressioni congiun­te del direttore generale e del direttore di RaiTre, per nulla convinto dall’arroccamento difensivo di Fazio e Saviano. Stavolta il caso è più comples­so, e l’unico che può risolverlo è ancora Ruffini, responsabile editoriale di Rai Tre, ancora più in imbarazzo che nel caso Lega. Sarà decisivo l’incontro tra lui e Masi previsto per sta­mattina alle 10, ma uscirne non sarà facile, perché Fazio e Saviano sembrano fermi sul «no». Andiamo con ordine, par­tendo dall’«invito» formulato dal cda Rai di ieri dopo una vo­tazione in consiglio che ha vi­sto spaccarsi l’opposizione. Con sette voti su nove il massi­mo organo Rai ha dato l’ok al­la richiesta delle associazioni pro-vita di avere tre minuti in Vieni via con me , per replicare ai racconti su Welby e Englaro della prima puntata. L’ordine del giorno era firmato Udc, con il consigliere d’area centri­sta Rodolfo De Laurentiis co­me proponente. I due consi­glieri in quota Pd, cioè Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, si sono rifiutati di vo­tarlo, ma la difesa della vita ha unito ala centrista, centrode­s­tra e presidente della Rai por­tando all’approvazione di quella richiesta («Ci sorpren­de e ci dispiace fortemente la posizione assunta dal presi­dente », scrivono non a caso i due consiglieri Pd). E ora? È tutto da vedere, per­ché Fazio e Saviano hanno rea­gito malissimo alla decisione (non vincolante) dell’azien­da. «È inaccettabile», scrivo­no in una nota, «per due ragio­ni ». La prima è che «concede­re un cosiddetto diritto di repli­ca alle associazioni pro­ vita, si­gnificherebbe avallare l’idea, inaccettabile, che la nostra tra­smissione sia stata “pro-mor­te” ». Poi la seconda ragione: «Non siamo un talk-show, non siamo una tribuna politi­ca. L’idea che ogni opinione debba essere sottoposta a un obbligo di replica ci pare lesi­va della libertà autoriale, della libertà di scelta del Pubblico, e soprattutto della libertà di espressione». Il comunicato di Fazio e Sa­viano è una sfida aperta al­l’azienda, anche se formal­mente nessuno ( neppure il di­­rettore generale o il direttore di Rai Tre) può obbligarli a mo­dificare i contenuti della sca­letta. Si tratta di concordare e trovare un compromesso sul­la modalità della replica, che potrebbe comunque diventa­re un momento toccante per­ché potrebbe essere affidato a una madre o un padre (tra quelli che hanno incontrato nei giorni scorsi il dg Rai e il presidente Garimberti, insie­me a una delegazione Udc composta da Buttiglione, Ce­sa, Rao e Binetti) che racconti un percorso diverso rispetto alla stessa tragedia. Ma Fazio e Saviano sembrano aver chiu­so la porta, con un niet al Cda che potrebbe pesare sulle futu­re decisioni del consiglio per la prossima edizione (già mes­sa in conto) del programma. «Su Maroni si è trovata una so­luzione, confido che succede­rà anche stavolta - spiega il consigliere Rai Antonio Verro -. Si tratta solo di dare spazio a chi ha fatto scelte opposte ri­spetto a Welby o Englaro, con pari rispetto, non mi sembra violi nessuna dignità autoria­le. È un programma della Rai, e il servizio pubblico deve da­re spazio a tutti». L’impressione è che il suc­cesso di ascolti si stia ritorcen­do contro gli autori, perché chi si sente oscurato vuole an­dare lì, davanti ai loro milioni di ascoltatori, a replicare, non altrove. Intanto il caso è già po­litico. Il portavoce Pdl Daniele Capezzone: «Sono un laico e un liberale convinto, ma trovo assurdo il “no”di Fazio e Savia­no a un possibile intervento di voci diverse sui temi della vita e della morte». Il Pd? In silen­zio o quasi, perché il tema squarcia in due il partito, divi­so tra laici e cattolici.

La stessa divisione che colpisce anche il cattolico Ruffini (ex area Margherita), il direttore cui spetta l’onere più alto nella so­luzione del caso.

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