Si allunga la vita della base spaziale italiana

Malindi (Kenya)Che in Italia ci sia da sempre una grande scuola di ingegneria aerospaziale è risaputo. Però in pochi sanno che sull’Oceano indiano, a circa 20 chilometri da Malindi, c’è la base San Marco, oggi Agenzia spaziale italiana, polo dell’eccellenza tecnologica made in Italy. Che il 14 gennaio scorso, a Nairobi, è stata al centro dei colloqui tra il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e il suo omologo Moses Wetang, impegnati in un negoziato per il prolungamento della concessione (in scadenza a marzo) fino al 2025. L’attività della base torna alla ribalta in questi giorni con la missione in Kenya del viceministro allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, organizzata da Ice e Simest.
Sono gli inizi degli anni ’60, quando il professor Luigi Broglio (scomparso a 91 anni nel 2001), ingegnere, generale dell’Aeronautica, seguendo un istinto poi risultato vincente, fa dell’Italia il terzo Paese «lanciatore» di satelliti, dopo Stati Uniti e Russia (da allora la base di Malindi ha effettuato 27 lanci). Ancora oggi i suoi allievi la chiamano «Broglio Space Center». L’Asi, subentrata nel 2004 all’università La Sapienza, gestisce oggi le attività di telerilevamento, l’acquisizione orbitale, la ricerca e la formazione. Tra le nuove attività, invece, il rinnovo delle 5 piattaforme galleggianti per riprendere le attività di lancio, e fare entrare la base di Malindi nel circuito internazionale di studi sull’ambiente e il cambiamento climatico.
In quegli anni Broglio costruisce razzi e piattaforme di lancio che va a posizionare in un punto strategico, all’Equatore, una scelta vincente, ma che non viene del tutto capita. Cosa che capiscono fin troppo bene gli americani della Nasa, dei quali Broglio diventa per anni l’indiscusso interlocutore dei governi italiani. Dopo i primi lanci, l’ingegnere convince anche i più scettici a istituire nell’ambito del Crn l’Ufficio attività spaziali da cui, nel 1988, nasce l’Agenzia Spaziale Italiana. Urso è in Kenya con il «Piano Africa», il dossier messo a punto dal ministero dello Sviluppo: un focus su trasporti, infrastrutture, turismo, aerospazio e difesa. All’ordine del giorno la ratifica di alcuni accordi bilaterali già definiti da Frattini due settimane fa.
Al centro dei colloqui con i massimi esponenti del governo keniota anche il problema della sicurezza dei traffici marittimi con il coinvolgimento delle imprese italiane. Il Kenya, infatti, è l’unico Paese africano attivo nella cattura (e nelle condanne esemplari) dei pirati che con le loro scorribande sequestrano navi e tengono in ostaggio interi equipaggi, passeggeri e merci. Di qui l’ottima opportunità per Finmeccanica e per le sue aziende che progettano e costruiscono sistemi di sicurezza tra i più sofisticati al mondo. Urso ha anche firmato un accordo per il rilancio delle attività turistiche dopo aver incontrato gli imprenditori del comparto molto attivi qui in Kenya. A Nairobi si è invece discusso dell’intervento dell’Italia nella nuova piazza finanziaria attraverso scouting bancari e dell’entrata di Sace nella compagnia interafricana per le assicurazioni al credito. Al centro dei colloqui con il governo di Nairobi, anche il corridoio marittimo, da Genova e da Trieste verso il porto di Mombasa, per le merci italiane. «Siamo convinti - ha detto Urso - che i Paesi africani oggi non ricerchino investimenti in termini di quantità. Hanno bisogno della qualità tecnologica e del know how, che poi sono i fattori chiave del successo del made in Italy. Con l’accordo che stiamo negoziando con il governo del Kenya si ampliano gli obiettivi della base spaziale puntando ad aprire una nuova fase dello storico centro, simbolo dell’ingegno di Luigi Broglio. Questa volta con dirette ricadute per le imprese italiane che hanno in alcuni campi una leadership indiscussa a partire dal telerilevamento, controllo e sicurezza aerea e dell’atmosfera.

Il nostro obiettivo è di fare del Kenya la piattaforma tecnologica italiana in Africa come dimostra la presenza di grandi gruppi industriali, a partire da Finmeccanica». Le Fs, infine, con la loro società Italterr partecipano alla gare per la progettazione della linea ferroviaria Nairobi-Mombasa, un’operazione da 10 milioni di euro.

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