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"Sindone, errori di calcolo nell'esame del carbonio 14"

Uno studio della Società italiana di statistica contesta il metodo che aveva portato alla datazione medievale del Sacro Lino. I campioni usati misteriosamente scomparsi

"Sindone, errori di calcolo nell'esame del carbonio 14"

L'ostensione della Sindone riporta di attualità anche il controverso esame del carbonio 14, che sembrava aver fissato al Medioevo la datazione del Lino. In realtà l'esame è stato messo sotto accusa dopo che sono stati scoperti macroscopici errori di calcolo nella copertura del campione, risultato assolutamente insufficiente a confermare la datazione. Proprio per questi in molti, oggi, sono convinti che gli esami dovrebbero essere rifatti con criteri scientifici verificabili. Tra le altre incongruenze inspiegabili c'è anche il fatto che i campioni andarono distrutti.
A contestare i risultati dell'esame è anche «Sis Magazine», la rivista online della Società Italiana di Statistica, che pubblica un articolo per contestare i dati relativi all'esame al C14 compiuto sulla Sindone nel 1988, dal quale appunto si concluse che il telo risale «con una probabilità del 95 per cento, a una data compresa tra il 1260 e il 1390 d.C». L'articolo è firmato da quattro professori di statistica: Marco Riani, Università di Parma; Giulio Fanti dell'Università di Padova, Fabio Crosilla dell'Università di Udine e Anthony C. Atkinson della London School of Economics. Tra le considerazioni degli scienziati, il fatto che «prima del test molti studiosi avevano manifestato contrarietà alla sua esecuzione anche perché, in accordo con Libby, il fondatore del metodo al Carbonio 14, non si può datare un oggetto di cui non sono noti i fattori ambientali che vi possono avere influito nel passato». Insomma, l'esame non aveva senso in partenza. L'immagine sindonica, aggiunge l'articolo, non è ancora oggi spiegata: non è quindi chiaro quale fattore possa avere contribuito a formarla.
L'articolo dei quattro professori fa seguito all'analisi compiuta da due docenti di Statistica dell'Università La Sapienza, Livia De Giovanni e Pierluigi Conti, che hanno evidenziato un errore di calcolo che portava a considerare «non attendibile» il risultato ottenuto.

Molto singolare che gli unici dati disponibili siano stati forniti da «Nature», perché i tre laboratori non hanno finora fornito i «dati grezzi» dei loro esami al committente e alla comunità scientifica, per le verifiche necessarie.

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