Controcultura

Il sogno americano di un santo vagabondo

Daniele Abbiati

Un giorno frate Masseo chiese a Francesco: «Perché tutto il mondo corre dietro a te?». E Francesco rispose: «Perché Dio non ha trovato sulla terra un peccatore più vile di me». In effetti, essere santi, a questo mondo, è sempre un peccato. Spesso mortale. Ma a volta accade che questa «peccaminosa» santità faccia proseliti, che abbia, come dire... un grande successo di pubblico. Anche se il pubblico non è propriamente disposto a mettersi sulle spalle lo stesso fardello del suo leader emotivo.

Così avviene anche per uno strano tipo di santo, cattolicissimo e sbalestratissimo, che si aggira fra Boston e New York negli anni Venti del secolo scorso. Il narratore che ci racconta la sua storia lo conosce come Mr. Blue, perché così la titola Myles Connolly nel 1928. Cattolicissimo anch'egli, ma tutt'altro che irregolare, anzi, regolarissimo borghese, Connolly di lì a poco avrebbe intrapreso con successo la carriera di sceneggiatore al servizio di un'altra Chiesa, quella dello spettacolo, che aveva e ha la sua Città del Vaticano negli studios di Hollywood.

Intanto qui, in Mr. Blue, che ora esce per la prima volta in Italia con il titolo edulcorato di I fioretti di Mister Blue, svolge un'autentica inchiesta, un «chi l'ha visto?» intorno alla figura, carismatica e problematica, di un trentenne senza fissa dimora (se escludiamo il tetto di un grattacielo...) e senz'arte né parte. Il quale sulla propria tomba desidera questa iscrizione, decisamente francescana: «Mai visse un peccatore peggiore di costui/ E con nessuno il Signore fu più misericordioso».

Incontri faccia a faccia, frammenti di lettere, testimonianze: la vita e le opere di Mr. Blue ci fanno pensare, al netto di un impianto romanzesco molto più agile e leggero, al Francesco di Nikos Kazantzakis, cioè a un'agiografia laica. «Era infantile come lo è ogni vero mistico», scrive Connolly, «un monaco fuori da ogni ordine». Che ama le bande (quelle che suonano e quelle degli sbandati) e gli aquiloni, che sperpera due milioni di dollari ricevuti in eredità, che non apprezza i tipi silenziosi perché temere l'esuberanza fa diventare «persone dalle labbra sottili e dagli occhi socchiusi». E che vuole creare «l'esercito delle Spie di Dio». Un santo.

Dunque, un folle.

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