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Il sottosegretario Bertolaso difende la moglie: «Lasciò i lavori per evitare conflitti d’interesse»

Schiena diritta e avanti tutta. Guido Bertolaso tiene fede alla linea annunciata l’altro giorno. La linea di chi ha la coscienza a posto e nessuno scheletro nell’armadio. Così anche ieri è tornato sul presunto coinvolgimento della moglie nell’inchiesta sul G8. «Ho parlato io stesso ai giornali del fatto che a mia moglie sia stato chiesto di fare un progetto per Anemone, per evitare il frullatore mediatico» ha spiegato il sottosegretario dall’Aquila. «Mia moglie - ha proseguito il capo della Protezione civile - è libera professionista, ha due lauree in architettura. Alla fine del 2006 le è stato chiesto di fare un lavoro, un progetto, e in questo non ci vedo nulla di male. Poi quando sono iniziate le attività, nell’ambito delle quali potevo avere un ruolo anch’io nei rapporti con questo imprenditore, mia moglie ha fatto un passo indietro ancora prima di concludere il proprio lavoro. Mi pare che sia un comportamento corretto».

Per Bertolaso, «le intercettazioni, anche quelle che non sono state pubblicate ma che sono note a chi di dovere, dimostrano in modo inequivocabile quello che è stato il mio ruolo: un ruolo - ha sottolineato - da fedele servitore dello Stato, attento alle borse dello Stato e alle borse degli italiani».

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