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Spatuzza si dedica ai ricorsi Persino i boss sperano nel Tar

RomaE l’ex mafioso fece ricorso al Tar. Trattasi di Gaspare Spatuzza, il controverso collaboratore di giustizia che vuole a tutti i costi vedersi riconosciuto il programma di protezione che la delibera dell’apposita commissione ministeriale del Viminale gli ha negato lo scorso 15 giugno. Contro questo provvedimento i suoi avvocati, Sergio Luceri, Valeria Maffei e Adriano Tolomeo hanno depositato il ricorso sabato scorso nella cancelleria del Tribunale amministrativo regionale del Lazio. Secondo i legali, il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, presidente della commissione, avrebbe dovuto astenersi da ogni pronuncia perché in precedenza aveva già accusato pubblicamente i magistrati di «palese violazione di legge» per aver raccolto le dichiarazioni sul conto di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri da parte dell’ex mafioso, già uomo di fiducia di Filippo e Giuseppe Graviano e di Leoluca Bagarella, oltre il limite dei sei mesi dal primo verbale, limite imposto dalla legge.
Legge (del 2001) che in realtà non si presta a molte interpretazioni: perché un pentito sia considerato affidabile e leale deve «vuotare il sacco» entro 180 giorni dalla manifestazione della volontà di farlo. Così la scelta della commissione, composta oltre che da Mantovano, da due magistrati della Direzione nazionale antimafia e da cinque poliziotti, non può certo definirsi sorprendente. Ma naturalmente la sinistra gridò allora e torna a farlo adesso alla «decisione politica». Anzi: «Politica faziosa e asservita al potere berlusconiano», specifica il senatore Luigi Li Gotti, capogruppo dell’Italia dei Valori in commissione Giustizia. Laura Garavini, deputata del Pd, se la prende con Mantovano: «Noi chiederemo una nuova audizione del sottosegretario Mantovano, che in occasione della prima audizione non aveva fornito la documentazione sufficiente per poter affrontare una discussione reale su una decisione che per noi resta solo di tipo politico, soprattutto perché Spatuzza è stato ritenuto attendibile da varie procure».
Sbalordito Giorgio Stracquadanio, deputato del Pdl: «La sinistra parla di decisione politica? Ebbene sì, è una decisione giustamente politica, altrimenti la commissione non sarebbe presieduta da un politico. E poi fu politica la decisione di creare quella legge, che la sinistra contribuì ad approvare. Basta con i pentiti che ricordano a rate, che parlano quando vogliono, alla loro bisogna. Piuttosto, se la sinistra al contrario avesse concesso illegittimamente la protezione a Spatuzza, quella sarebbe stata una scelta altro che politica, golpista. Ma siccome la sinistra non ha alcuna speranza di andare al governo per via elettorale, non può che sperare di farlo con un golpe giudiziario». Di tentativo di intimidire il Tar parlano altri due esponenti della maggioranza. Il primo è Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato: «Le parole con le quali il senatore Li Gotti e altri esponenti della sinistra sembrano farsi amplificatori delle rimostranze di Gaspare Spatuzza e dei suoi avvocati hanno un chiaro carattere intimidatorio nei confronti del Tar del Lazio, nella cui valutazione riponiamo fiducia. Quanto alle pubbliche affermazioni che a Mantovano si vorrebbero contestare, esse non sono state altro che la cristallina asserzione di un dato di fatto: Gaspare Spatuzza aveva reso dichiarazioni ben oltre i limiti imposti da una legge dello Stato, che è uguale per tutti e a tutti deve essere applicata». Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo Pdl alla camera Fabrizio Cicchitto: «È singolare come dall’opposizione ci sia chi continua a citare Spatuzza quasi fosse parte lesa come a difenderne le tesi.

Noto che vi è una inquietante copertura mediatica sul tema ed è chiarissimo il tentativo da parte di quei qualcuno di intimidire il Tar, a cui invece va tutta la nostra fiducia».

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