Cultura e Spettacoli

Il caso Lana Del Rey. Naturale trionfo di una star artificiale

Credibile nonostante sia un personaggio creato a tavolino. E ora vola in classifica (anche in Italia)

Il caso Lana Del Rey. Naturale trionfo di una star artificiale

L'artificiale è la sua vera natura. Per questo, Lana Del Rey, un prodotto musicale creato in laboratorio, risulta comunque credibile. Nata a New York nel 1986, proviene da una breve carriera di insuccesso di cui ha cercato, senza troppa convinzione, di cancellare le tracce. Nel 2011 Lizzy Grant dunque si è trasformata in Lana Del Rey, icona del rock alternativo (alternativo a che? boh, si dice così) capace di entrare in questi giorni ai primi posti delle classifiche mondiali, inclusa quella italiana (medaglia d'argento, dopo i Dear Jack), con Ultraviolence, il suo «secondo difficile disco», difficile perché segue il boom inatteso di Born to Die (2012).

La metamorfosi è stata musicale ma anche fisica, con ampio ricorso alla chirurgia plastica. Il nuovo stile, quello attuale, prevede ampi richiami all'immaginario anni Cinquanta, ballate ammantate di mistero, testi da b-movie hollywoodiano, tutti Arancia meccanica in provincia, sadomasochismo, sottomissione al maschiaccio, prigione, tatuaggi, sogni infranti e dipendenze varie. Nel complesso, Lana Del Rey è roba da far diventare verdi le femministe, che infatti sono diventate verdi di fronte a Ultraviolence, Lana in copertina in bianco e nero con l'aria tra l'angelico e lo sciupato. Il titolo suggerisce che farà una brutta fine come da copione telefonatissimo... Sul fronte video, l'opzione è un singolare mix che la pone a metà strada tra il David Lynch di Eraserhead e uno spot patinato di Calvin Klein. Alla direzione musicale, Del Rey ha chiamato Dan Auerbach, il miglior fighetto del bigoncio, mente e chitarra dei The Black Keys, che ha approntato una scaletta irresistibile nella sua prevedibilità. Suoni e melodie vintage, molto Ennio Morricone, molto Chris Isaak (l'autore di Wicked Game), ritmi ipnotici anni Novanta di scuola trip hop. La critica ha apprezzato all'unanimità. Tra i co-autori di Lana, che firma tutti i brani originali, a sorpresa, c'è lo stracult Harmony Korine, regista di uno dei film più amati e odiati degli ultimi anni, Spring Breakers (subito accusato di «fascismo estetico» per motivi che sfuggono alle persone normali). Sul fatto poi che Lana sia davvero una cantante, c'è da dubitare, se «cantare» include anche l'essere in grado di affrontare il palco senza deludere il pubblico con la assiduità segnalata dalle riviste musicali che ancora fanno recensioni dei live. Eppure su disco la sua pronuncia imperfetta non fa prigionieri: si vede che il concerto non è la sua dimensione o che in studio sanno come trattare la sua voce.

Insomma, ci è o ci fa? Ci è perché ci fa. Sulla carta sembrerebbe da archiviare nel «reparto pacchi» ma all'ascolto i brani catturano, e la programmatica artificiosità, paradossalmente, garantisce la credibilità dell'operazione. Lana stessa ammette che il «mio personaggio ha poco a che vedere con la vita privata». In fondo Del Rey offre una buona lezione su cosa sia il pop: dare vita a un personaggio che, per motivi talvolta insondabili, tocca il cuore o un nervo scoperto delle masse. Certo, quando si è un personaggio, il rischio è di esagerare, e di andare a sbattere contro la realtà.

Qualche giorno fa, la cantante ha confidato a un giornalista del Guardian, nel corso di una intervista: «Vorrei essere già morta». Forse per emulare Amy Winehouse o Kurt Cobain che, nella stessa occasione, ha citato come suoi «miti». La dichiarazione da gattamorta nichilista ha fatto infuriare un mucchio di gente. A questo punto è intervenuta sui social network Francis Bean Kobain, la figlia di Kurt, che ha mandato a quel paese Lana: «Non ho mai conosciuto mio padre perché è morto giovane e la sua morte è diventata una prodezza perché alcune persone come te pensano che sia cool». Del Rey ha cercato di innestare la retromarcia, «sono stata travisata», «sono frasi estrapolate dal contesto», «non volevo neppure parlare». Ma è stata inchiodata dalla registrazione audio pubblicata dal sito del quotidiano inglese. Ecco cosa succede quando si entra troppo nella parte..

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