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"Dopo 40 anni torno Laurie e faccio paura in Halloween"

"Dopo 40 anni torno Laurie e faccio paura in Halloween"

È stata ribattezzata The Scream Queen. Jamie Lee Curtis, figlia degli attori Tony Curtis e Janet Leigh ha ereditato le doti comiche del padre (indimenticabili i suoi ruoli in Un pesce di nome Vanda e Una poltrona per due) e la capacità di fare paura della madre, che fu la protagonista di Psyco di Alfred Hitchcock. Oggi però, a 40 anni esatti dall'originale di John Carpenter sono le sue doti drammatiche, da regina dell'horror a essere messe in risalto. La Curtis infatti torna, in un film dall'identico titolo, nei panni di Laurie Strode, eroina costretta ad affrontare l'altrettanto leggendario Michael Myers, il killer mascherato che ha iniziato a darle la caccia nel lontano 1978. Diretto da David Gordon Green e prodotto dallo stesso John Carpenter, il nuovo Halloween sta sbancando il botteghino statunitense, in attesa di arrivare in Italia, domani. L'attrice, che il 22 novembre compirà 60 anni, racconta delle iniziali perplessità a riprendere quell'iconico ruolo. «Non ero convinta ma ho letto il copione e a pagina quattro ho deciso che l'avrei fatto, questo non si collega a nessun altro film della saga di Halloween se non all'originale del '78 di Carpenter. Francamente non pensavo avrei incontrato più Laurie. In uno dei precedenti film era persino morta».

Come l'hanno coinvolta e convinta dunque?

«Ero in vacanza con mio marito (Christopher Guest, ndr) quando ho ricevuto una telefonata di Jake Gyllenhaal che è il mio figlioccio e che mi ha detto di aver appena girato un film con questo regista e che per lui è stata un'esperienza creativa importante e che ora quello stesso regista avrebbe voluto fare un Halloween movie. Ho deciso di incontrarlo più per curiosità che per altro e mi ha convinto. Quello di Laurie è sicuramente il personaggio più completo e profondo che io abbia mai interpretato».

Com'è cambiato?

«Non è cambiato. Adesso, quattro decenni più tardi, vedremo che effetto ha avuto su di lei l'incontro con quel killer. È un fatto che Laurie non può andare avanti con la sua vita perché sa che Michael Myers la cerca ancora. È preparata all'incontro e si è isolata dal resto del mondo. Vive in un perpetuo stato di trauma. Abbiamo una cosa fondamentale in comune. Laura ed io: essere parte di quel progetto di John Carpenter ci ha cambiato la vita per sempre».

È vero che la maschera di Michael Myers era in realtà la maschera di Capitan Kirk di Star Trek?

«È vero. Quarant'anni fa non c'era Amazon, non c'era Ebay, allora era tutto più artigianale, John Carpenter cercò nei negozi di maschere di Los Angeles, trovò quella di Star Trek e apportò alcune modifiche. Così nacque il volto di Michel Myers».

Allora sua madre le diede dei consigli?

«Francamente è passato così tanto tempo che non ricordo. Non abbiamo mai parlato troppo di lavoro, lei ed io, ma si vedeva che era orgogliosa di quel mio ruolo e di quel mio film, come mio padre era orgoglioso delle mie doti comiche. Agli Universal studios le strade hanno i nomi degli attori, c'è via Tony Curtis e via Janet Leigh, ci passo e penso: è tutto così strano, però sono orgogliosa di loro come loro lo erano di me».

È stato difficile crescere a Hollywood? Che figlia era? Ribelle?

«Il contrario! Credo di essere stata l'ultima delle brave ragazze. Non ho mai detto di no a mia madre, mai partecipato a uno di quei party ad alta gradazione alcolica, mai fatto arrabbiare seriamente i miei».

È più facile far ridere o fare paura?

«Sono due mondi professionali diversi ma trovo molto intenso fare un film così, sia fisicamente che psicologicamente. Ci sono un paio di scene che sono brutali. Da guardare, come da girare. Il regista ha fatto un lavoro grandioso».

Lei calca il set fin da molto piccola. Cosa ha imparato?

«A stringere fra le mani uno stuzzicadenti».

Ci spiega?

«È un trucco che ho imparato per non ridere. Ho la tendenza a trovare molte situazioni divertenti e nel corso degli anni ho rovinato più di una scena perché mi scappava da ridere, così ho imparato questo trucchetto, quando mi viene da ridere stringo lo stuzzicadenti dalle punte, mi faccio male, così mi scappa la voglia di ridere. Arrivo a farmi sanguinare a volte».

L'impressione che si ha di lei è che sappia affrontare il passare degli anni con grande ottimismo. È così?

«Le dirò una cosa, quando guardo i film che ho fatto a vent'anni penso: allora non credevo di avere un bel corpo. Ora invece penso che l'avevo: avevo un corpo incredibile e non lo sapevo. In proporzione mi vedo più bella ora».

Uno dei punti fondamentali di questo film è il rapporto, problematico fra Laurie e sua figlia. Lei che rapporto ha con la sua?

«È una giovane donna coscienziosa, sveglia e intelligente».

Lei e suo marito rappresentate l'esempio di uno dei pochi matrimoni duraturi a Hollywood. Siete sposati dall'84. Qual è il vostro segreto?

«È un segreto, dunque non ne posso parlare».

È molto gelosa della sua vita privata?

«Credo che sia un diritto di tutti avere una vita privata. Non sta scritto da nessuna parte che, siccome sei un personaggio pubblico, tu debba essere obbligata a esporre al mondo i tuoi affari privati.

Io ho scelto questo mestiere per esprimere la mia creatività, non per raccontare in giro cosa faccio in famiglia».

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