Cultura e Spettacoli

Vittorio Grigolo: "Ad Amici provo a ringiovanire il pubblico dell'opera lirica"

Il tenore è direttore artistico con Ricky Martin: "In gara ci sfidiamo ma proverò a cantare con lui un'aria famosa"

Vittorio Grigolo: "Ad Amici provo a ringiovanire il pubblico dell'opera lirica"

In fondo è la vera sorpresa di Amici. Un tenore italiano famoso nel mondo che entra nel mondo del talent show più seguito. Per di più come direttore artistico di fianco a Ricky Martin, altra popstar globale. Vittorio Grigòlo (l'accento sulla prima o) ha 42 anni, ha debuttato alla Scala a 23, all'estero lo chiamano «The italian tenor» e chi l'ha visto nella prima puntata si è accorto di quanta energia sappia portare in scena. «È merito di quella che ricevo qui», spiega lui, che ha una parlantina stile Barbiere di Siviglia del Rossini, inarrestabile e poderosa. Grigòlo qui, Grigòlo là.

Quale tipo di energia?

«L'energia grandissima e adrenalinica che ti dà il pubblico di Amici. Mi sono sentito come quando ho cantato sotto la Tour Eiffel il 14 luglio davanti a un milione di persone. In quello studio l'energia è incredibile».

E come mai ha accettato l'offerta di Maria De Filippi?

«Proprio per rubare questa energia e portare l'opera fuori dai teatri. Lei secondo me è stata geniale: nessun altro avrebbe avuto il coraggio di sparigliare così tanto le carte portando non solo il ballo ma anche l'opera dentro uno show televisivo così popolare. Sono d'accordo con questo obiettivo».

È la sua missione sin dal primo disco solista In the hands of love, nel quale duettava anche con Nicole Scherzinger delle Pussycat Dolls.

«Sono convinto che, se la conoscessero, tantissimi giovani si appassionerebbero di arie come La gelida manina da La bohème, tanto per fare un esempio».

Dopotutto, lei ha inventato il termine «Popera» per indicare la mescolanza tra pop e opera.

«Lo preferisco a quello abusato di crossover. Penso che un cantante che ha imparato a cantare l'opera possa anche cantare brani popolari, che non sono necessariamente le canzoni napoletane. Ad esempio, Caruso di Lucio Dalla è un brano perfetto per un tenore».

Magari qualche suo collega più intransigente non è d'accordo.

«Se non sono d'accordo è perché non sono al posto mio o perché non sono capaci anche di cantare il pop».

A proposito, lei cosa ne pensa?

«Penso che non sia giusto usare l'impostazione lirica quando si cantano canzoni popolari. 'O sole mio è un pezzo di tradizione popolare, se la canta un napoletano con la chitarra per strada come la mettiamo? Gli chiediamo l'impostazione lirica?».

Insomma, bisogna allargare le vedute.

«Se nella sua epoca ci fossero state le chitarre elettriche o la batteria, anche Mozart le avrebbe usate».

Come va con Ricky Martin, l'altro direttore artistico?

«Tra noi c'è antagonismo, ma ci scherziamo su, mica facciamo a pugni eh! (sorride - ndr). Siamo amici. Io forse ho un modo più diretto di comunicare con i ragazzi della mia squadra, sono quasi sfacciato. Lui meno, è più moderato nel rapporto con la sua squadra, ma credo che dipenda dal carattere, nessuno è uguale all'altro».

Duetterà ancora con lui, come ha fatto nella prima puntata?

«Può essere. La mia sfida sarà di convincerlo a interpretare con me un'aria lirica».

E come sono i concorrenti?

«Come mi aveva spiegato Maria De Filippi, dietro ciascuno di loro c'è una bellissima storia di vita. E io la sento nelle loro interpretazioni».

A proposito, com'è il suo rapporto con lei?

«Bello, molto bello. Ci confrontiamo come si fa nei grandi progetti. Mi ha fatto entrare dentro a un mondo televisivo che funziona alla perfezione e io sono qui anche per imparare questo altro modo di comunicare con il pubblico».

Ha già pubblicato un disco di «Popera», ha intenzione di farne un altro?

«In effetti ho questa idea, ma non so esattamente quando potrò realizzarla. Adesso sono ad Amici, poi vedremo».

E qual è la sua missione.

«Provare a ringiovanire anche il pubblico dell'opera.

L'abbiamo inventata noi italiani, sono convinto che ai giovanissimi non può che piacere».

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