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"Gli amori di Anais", commedia (finto)romantica sulla leggerezza patologica

Un viaggio sentimentale forse poco originale ma con un approfondito studio sul personaggio principale, di cui sono le azioni a caratterizzare la complessità psicologica

"Gli amori di Anais", commedia (finto)romantica sulla leggerezza patologica

Gli amori di Anaïs, il debutto alla regia dell’attrice Charline Borgeois-Tacquet, racconta la ricerca di emozioni, senza sosta, di una trentenne dal cuore senza fissa dimora.

Presentato con successo alla 60ª Semaine de la Critique a Cannes, il film è il perfetto sposalizio di leggerezza e profondità ed ha lo stesso charme delle sue interpreti.

Anaïs (Anaïs Demoustier) si è trasferita a Parigi per studiare lettere. Tra frenesia e spensieratezza, non si cura particolarmente delle faccende pratiche, è in ritardo di mesi con l’affitto e continua a rimandare la chiusura della stesura della tesi. La sua giornata è una corsa perenne e senza scopo apparente se non il rendersi inafferrabile a tutti, compreso un fidanzato cui ha dimenticato di comunicare di aver deciso di abortire. Un giorno la ragazza conosce Daniel (Denis Podalydès), editore sulla sessantina, e inizia a frequentarlo nonostante l’uomo non sia disposto a mettere in discussione la già esistente relazione ultradecennale con la compagna Emilie (Valeria Bruni Tedeschi), importante scrittrice. Accade però che Anaïs, dopo un incontro fortuito con la donna, ne resti stregata al punto da fare qualsiasi cosa per rivederla. L’occasione perfetta per conoscerla davvero sarà un seminario di letteratura nei pressi di Guingamp, in Bretagna. Lontana da Parigi e dalle responsabilità, la ragazza si dedicherà anima e corpo a far nascere il più improbabile dei nuovi amori.

“Gli amori di Anais” è un film che racconta di una creatura che per seguire i dettami del cuore sembra disposta a tutto, il che sarebbe romantico se non fosse palese che si tratti di un soggetto cui farebbe comodo andare in terapia. C’è infatti un limite alla leggerezza laddove diventa indifferenza nei confronti dei sentimenti altrui. Anais non fa del male volontariamente e porta semmai bellezza e allegra sensualità nella vita del fortunato di turno, peccato che consideri assolutamente naturale la propria incostanza. Leggiadra come una farfalla vola semplicemente altrove. Senza curarsi di dare comunicazione al soggetto maschile del fatto che probabilmente non la rivedrà, segue la sua euforica volontà di sedurre.

“Gli amori di Anais” non è solo lo studio di un personaggio, quello della ragazza trascinante e un po’ sbadata che ha la stessa sostanza impalpabile dei vestitini che indossa, ma anche la messa in scena di una forma di egocentrismo esasperato, nutrito in parti uguali da narcisismo e da “sindrome di Pollyanna”.

Innegabile che ognuno abbia la propria strategia di sopravvivenza. Quella di Anais è consegnarsi ad una famelica positività anziché guardare alla vita per quello che è, con le sue zone buie. Nel film la malattia di sua madre è la sola preoccupazione ineluttabile, quella in grado di annientarla e farla soffrire. Anais sa di non conoscere mezze misure, quindi preferisce blindarsi dalla parte di eros piuttosto che da quella di thanatos. Pazienza se significa avere la compulsione alla conquista amorosa e restare insensibile ai danni collaterali della stessa. Bugiarda con tutti, affamata di conferme del proprio talento manipolatorio, vive ed ama proclamando cristallina: "Ho paura dell'infelicità e questo mi rende egoista".

La sua iperattività raggiante è prima di tutto un autoinganno. Indubbio che il suo cambiare direzione all'improvviso e sbarazzarsi di tutto quanto le appaia di punto in bianco indesiderato le regali fascino: ad una prima occhiata si ammira la sua devozione alla forza del desiderio, difficile scorgere sia una poveretta in fuga da se stessa.

A farle da contraltare c’è il personaggio interpretato da una misurata ma anche generosa Valeria Bruni Tedeschi. La sua Emilie è troppo intelligente per non cogliere la vera natura di chi ha di fronte eppure, dopo un’iniziale e saggia diffidenza, decide di non sottrarsi a quello che resta comunque un regalo inaspettato dell’esistenza. Si lascia amare da chi non conosce l’amore, se non fisico, ma che dalla sua ha la giovinezza. È una donna che sa quanto presto arriverà la sera.

Dall’incontro di due esseri umani lontanissimi tra loro, una borghese intellettuale e una mina vagante al profumo di primavera, nasce quindi qualcosa di significativo.

Intanto i personaggi maschili arrancano a capire cosa stia succedendo, disorientati tra il desiderio e il disagio, e si fanno carico della parte comica del film.

Dialoghi veloci, citazioni letterarie, primissimi piani, erotismo delicato e indagato a livello epidermico. Ad accompagnare l’insieme, la musica di Nicola Piovani.

“Gli amori di Anais” è una ritmata e deliziosa osservazione di come l’irruenza di chi è senza direzione possa trovare un approdo tra braccia delicate e consapevoli.

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