Cultura e Spettacoli

Una bagnata «Pietra del paragone»

Giovanni Gavazzeni

L'azione della Pietra del paragone, seconda opera presentata al Rossini Opera Festival 2017, «tratteggia lo spaccato di una società privilegiata». In una villeggiatura amena due signore brillanti cercano di accalappiare il ricco scapolo di casa, Asdrubale. Questi preferirà in moglie l'accorta vedova Clarice, invano sospirata dall'amico Cavaliere Giocondo. Mestano il torbido e animano l'intrigo il «poeta ignorante» Pacuvio e il giornalista senza scrupoli Macrobio. I temi dell'opera li ricordiamo con le parole del non dimenticato direttore artistico del ROF, Alberto Zedda sono eterni. Si parla di «mass media corrotti e corruttibili, spregiudicata caccia alla dote, cambiali non onorate, ruolo malefico del denaro, futilità del pettegolezzo». I nobili messi alla berlina tributarono alla prima al teatro alla Scala (1812) un sensazionale trionfo. Era la Milano di Carlo Porta. Si seccarono invece giornali e gazzette. Non avevano digerito il ritratto della categoria, «l'imperito, presuntuoso e venale» Macrobio. Il padrone di casa (Conte Asdrubale) lo invita a dire sempre il «perché», quando sentenza danno. Consapevoli di appartenere alla specie degli sputasentenze, diamo cronaca del caldo successo della ripresa dello spettacolo firmato da Pier Luigi Pizzi 15 anni fa. Azione: tempo presente. Il Conte e il suo confidente mostrano spesso gli argomenti: bicipiti e trunk brief (Gianluca Marghieri è davvero statuario). Alcune arie finiscono con arditi tuffi in piscina. Si canta spesso mentre ci si sveste e ci si asciuga. Nella villa Paolo Bordogna (Pacuvio) si sbraccia molto, mimando doppi sensi. Riluce nella vasta compagnia di canto la linea elegante di Maxim Mironov (Giocondo), così come sorprende il colore vocale di Aya Wakizono (pur non forte nelle decisive note gravi) e la vivacità reattiva di Davide Luciano (Macrobio).

Il direttore d'orchestra Daniele Rustioni ha ben tenuto in mano i non facili equilibri nella vastità della Adriatic Arena.

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