Cultura e Spettacoli

La barbarie è vicina però non è detto che debba trionfare

«Voragine» di Esposito mette in scena violenza e terrore. Altri invece...

U na Voragine ci inghiottirà? Pare così nell'esordio di Andrea Esposito, appena edito da il Saggiatore. Il protagonista, Giovanni, vaga per le periferie romane dopo aver perso il padre e il fratello. I sobborghi sono distrutti. Il paesaggio è desolante. Tutto si riduce alla sopravvivenza in un mondo violento: «Un uomo oscilla sempre tra bestia e cosa. Quando mangia è una bestia e quando costruisce è una cosa. La bestia vuole solo durare...». E le bestie si stanno moltiplicando.

Con Quando eravamo prede (minimum fax, 2014) di Carlo D'Amicis ci troviamo catapultati in un'epoca che potrebbe essere preistorica o futura. Il mondo è violento. Una stirpe di cacciatori vive immersa nella natura incontaminata. Ma forse la civiltà è dietro l'angolo. Anche se non è chiaro se sia una minaccia o un progresso. Certamente il libro è una interessante riflessione sul rapporto tra cultura e natura.

Le cose semplici (Bompiani, 2015) di Luca Doninelli mette in scena il crollo del mondo come lo conosciamo. Il petrolio è finito. Manca l'energia. La moneta non ha più valore. Il commercio sparisce. Ma presto verrà meno ogni regola sociale. Il Duomo di Milano è un lazzaretto colmo di cadaveri. La caduta coglie di sorpresa due innamorati. Sono in continenti diversi, senza possibilità di comunicare. Eppure c'è un filo di speranza che induce a credere che le cose semplici (quelle che ci toccano il cuore) siano superiori alla ferocia del mondo.

Ne L'uomo verticale (Fandango, 2010) di Davide Longo, il mondo è caduto nella barbarie. Uno scrittore, che vive riparato in collina, assiste allo sfacelo della civiltà. L'esercito è senza guida e non difende i confini dagli «esterni». La gente si arma per difendersi. La televisione interrompe le trasmissioni. Il telefono non squilla più. La violenza dilaga. Costretto a mettersi in viaggio verso Occidente, lo scrittore deve affrontare il male in prima persona.

Tornando indietro nel tempo, viene in mente Gli angeli dello sterminio (Longanesi, 1992) di Giovanni Testori. Gli angeli dello sterminio sono motociclisti dal casco lucente. Forse sono una nuova razza umana venuta a incendiare Milano e il mondo. Le strade sono piene di cadaveri. Il Duomo è raso al suolo. L'apocalisse di Testori segnala una avvenuta mutazione antropologica.

AG

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