Cultura e Spettacoli

il commento 2 Caro Michieletto, sei tu il provinciale non il pubblico

di Qualche precisazione in coda alle polemiche suscitate dal non memorando allestimento di Un ballo in maschera alla Scala. Si leggono difese d'ufficio che parlano di contestazioni strumentali e prevenute «del loggione», volendo espungere il fatto che i fischi hanno coinvolto vari settori del teatro. Si insiste sul provincialismo del pubblico milanese che non apprezza queste operazioni, come accade in tutta Europa, dove - vale ricordarlo - in pochi conoscono il senso del testo di un'opera italiana e quindi si possono lardellare le drammaturgie con qualunque sovrastruttura, a partire dal solito, abusato trasloco epocale. A parte il fatto che ci sono regie «attualizzate» che vengono sonoramente fischiate anche all'estero, perché brutte e non coerenti e mal esposte. Non esiste, in Italia come nel resto del mondo, un'opposizione preconcetta all'ammodernamento. Semmai una diffusa irritazione quando si cerca di far passare come innovativa una regia che propone soluzioni già viste, ritrite, e così facendo distoglie i riflettori da altri problemi: le scelte errate in campo vocale e l'inesperienza della conduzione musicale. La riprova sta che alla Scala registi intelligenti come Robert Carsen in Dialoghi delle Carmelitane, Sogno di un notte di mezz'estate e Jérusalem, Richard Jones in Peter Grimes, Robert Lepage in 1984 e Carriera di un libertino, per nominarne alcuni, hanno trovato comprensione e rispetto. Il regista Damiano Michieletto, di cui abbiamo apprezzato con interesse il Sigismondo e la Scala di seta al Rossini Opera Festival di Pesaro, non manca occasione di professare la sua imperturbabile, ironica indifferenza alle contestazioni, rassicurato dalle scritture che gli piovono da altri teatri anch'essi vittime delle mode. Incassa anche i complimenti di chi lo ha scritturato, il Sovrintendente della Scala, Lissner, il quale in un'intervista che pare quasi una memoria difensiva - per usare termini di procedura legale - afferma che i contestatori sono presuntuosi quando sostengono che Verdi si sarebbe vergognato di questo Ballo in maschera. Invece sostiene di sapere «che questo allestimento avrebbe reso molto felice Verdi».

Siamo confusi nel determinare da quale parte stia la presunzione.

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