Cultura e Spettacoli

Il coraggio di Cremonini "Porto la mia musica oltre i confini del disco"

Esce "La ragazza del futuro" che ispira anche una serie di murales nelle scuole di periferia

Il coraggio di Cremonini "Porto la mia musica oltre i confini del disco"

Quando si dice essere in controtendenza. Nell'epoca dello streaming sfrenato e volatile, Cesare Cremonini pubblica un disco che va oltre i confini del disco: quattordici brani accesi da un'idea che non si ferma alle canzoni ma scende per strada, anzi sui palazzi delle periferie e coinvolge le scuole, i ragazzi, insomma il futuro. Non a caso questo metadisco (perché va oltre questo il classico, rigido format) si intitola La ragazza del futuro ed è il seguito ideale di Possibili scenari uscito cinque anni fa pur essendo radicalmente diverso nella costruzione dei brani e nella stessa voce di Cremonini, più corposa, ovviamente più matura e decisamente più focalizzata.

Fateci subito caso: in scaletta non ci sono feat. (collaborazioni con altri artisti) ed è già questo un chiaro segnale di libertà dalle mode. «La mia domanda iniziale è stata: Che cosa può fare un cantante oltre a scrivere continuamente sui social?. Ho realizzato che, nella rivoluzione del mercato discografico, posso avere il mio grande vantaggio: ossia la libertà».

E in effetti La ragazza del futuro è un disco libero, anzi «senza pudore», come lo definisce lui che ci ha dedicato un anno e mezzo girovagando tra gli Abbey Road Studios di Londra poi Copenhagen, Los Angeles e Roma. Un disco da produttore dopo l'interruzione del lunghissimo rapporto con Walter Mameli, «anche se ho realizzato che da anni sono il produttore di me stesso». Ed è quasi difficile, ormai assuefatti alla quotidiana vendemmia di canzoni usa e getta, entrare nel mondo complesso e nutriente di brani come Chimica o la strepitosa Stand up comedy o delle ossessioni che innervano Psyco. La forza di un artista è quella di parlare di sé facendosi capire da tutti perché «oggi c'è una idea diffusa che racconta l'intimità e i tormenti della propria cameretta come ha fatto l'indie a carte scoperte». Quindi bisogna usare il «noi» invece che «io» o «tu». Bisogna essere social senza network. Cantare coinvolgendo. Raccontare per raccontarci. E così arrivano brani come l'iniziale Moonwalk («Insegnami a volare per raggiungerti ancora») che è la sublimazione degli ultimi mesi di suo papà con il doloroso contrasto tra decadenza del corpo e mente lucida, tra la voce che si spegne e l'istinto paterno che rimane acceso fino alla fine: «Ho pianto molto quando mio papà ha smesso di parlare».

Nel buio di un dolore straziante si vede spesso la scintilla di una luce che è rinascita e futuro. «Non basta parlare di sociale per essere un artista che si interessa del sociale», spiega Cremonini che un giorno, con un messaggio su Instagram, è entrato in contatto con Giulio Gebbia detto Giulio Rosk, street-artist tra i meno retorici in circolazione. «Ci siamo messi d'accordo subito e abbiamo cominciato da Palermo e Ostia Lido, poi Napoli, Firenze, Roma dove i murales creati da Giulio resteranno come opere d'arte permanenti». Volti di bambini luminosi nelle periferie più cupe e difficili. «Per loro ci sono laboratori artistici e già durante l'allestimento la reazione è stata entusiasta. La scuola, anche quella della periferia o della provincia, è il centro di gravità del futuro» riassume Cremomini che è davvero entrato in una nuova fase artistica, meno legata alla musica in sé e più alla musica in loro, alla forza coinvolgente e didattica che possono avere le canzoni.

E questa fase si è compresa perfettamente anche durante la sua apparizione a Sanremo, quando ha detto pochissime parole ma ha suonato molta musica: «Mi sono sentito davvero come in concerto. Forse nei prossimi anni si potrebbe davvero pensare a uno spazio del genere all'interno del Festival, una cosa tipo l'halftime del SuperBowl». Vedremo.

Di sicuro quel passaggio ha scatenato le prevendite del tour negli stadi che partirà con la data zero a Lignano del 9 giugno e conta già sul sold out di San Siro del 13 giugno e di Bari il 25: «Con me sul palco ci sarà anche Davide Rossi e il mio concerto, come il disco, non sarà una semplice playlist», anticipa lui per dire ciò che tutti si aspettano: sarà un evento senza le solite litanie autocompiaciute.

Questa è controtendenza, in fondo.

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