Cultura e Spettacoli

D'Annunzio, la Croazia protesta con l'ambasciatore

Trieste inaugura la statua del Vate tra le polemiche E a Fiume spuntano bandiere italiane...

D'Annunzio, la Croazia protesta con l'ambasciatore

Difficile superare il retaggio del passato. Specie se non si desidera conoscerlo ma giudicarlo per convenienza politica, per conformismo, per mancanza di curiosità. Ieri si celebrava il centenario dell'Impresa di Fiume. Il 12 settembre, il Vate entrava in città con i suoi legionari e dava vita alla Reggenza del Carnaro. Tonnellate di studi e il recente convegno del Vittoriale - cui per la prima volta, dopo un secolo, hanno partecipato storici croati - hanno dimostrato, carte alla mano, che non si può ridurre la rivoluzione fiumana a una «anteprima» del Fascismo. È una rilettura a posteriori e interessata: quello appena esposto era il punto di vista del Duce e successivamente dei comunisti. Mussolini voleva impadronirsi del passato per propaganda. I comunisti volevano screditare il passato per lo stesso motivo.

Ieri è stata una giornata di celebrazioni ma anche di contestazioni. Alcuni manifesti inneggianti all'annessione di Fiume all'Italia sono stati affissi a Trieste sulla sede del Consolato croato. Gli autori del gesto sono i neonazisti del Veneto fronte skinheads. A Ronchi, l'Anpi ha manifestato contro gli eventi in ricordo della marcia, perché la pensa come i compagni del passato. Slogan: Ronchi dei partigiani, Monfalcone meticcia. D'Annunzio era un fascista e un razzista anti-croato. E dunque presidio antifascista (il sindaco non ha gradito) contro la marcia commemorativa, alla quale partecipano anche associazioni degli Arditi e della X Mas. Nella notte sono comparsi decine di cartelli antifascisti, e Ronchi dei legionari nella segnaletica è diventata «Ronchi dei partigiani».

A Trieste, si è inaugurata la statua di Gabriele d'Annunzio, presente Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale. Ma proprio la statua è al centro delle polemiche. Con una nota di protesta, consegnata all'ambasciatore d'Italia a Zagabria, la Croazia ha «condannato nel modo più deciso» l'inaugurazione della statua di Gabriele D'Annunzio a Trieste «proprio nella giornata che marca il centenario dell'occupazione» di Fiume. Al contrario, l'amministrazione di centrodestra ha manifestato soddisfazione per la scultura che omaggia un grande italiano. Invece la presidente della Croazia Kolinda Grabar-Kitarovi, sul proprio profilo Twitter ha scritto: «Fiume era e rimane una parte fiera della Patria croata e il monumento scoperto oggi a Trieste che glorifica l'irredentismo e l'occupazione, è inaccettabile» (da parte sua, il console italiano consiglia caldamente il silenzio diplomatico). E anche il sindaco di Fiume Vojko Obersnel si fa sentire: «Condanno fermamente l'inaugurazione della statua dedicata a un uomo che nel suo cammino di conquista cento anni fa ha imposto il potere italiano a Fiume. Il governo di un uomo che distruggeva tutto quanto toccasse». Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale, che presenta il suo libro Disobbedisco presso la Comunità Italiana di Fiume, presidiata dalle forze dell'ordine, commenta così l'incidente diplomatico: «Non si tratta di una statua polemica, le polemiche sono state create artificialmente». E aggiunge: «D'Annunzio è raffigurato quale un uomo di pace. Trieste era la città irredenta per eccellenza e d'Annunzio è stato il capo degli irredentisti. Questa situazione è imbarazzante e crea disagio soprattutto in tutti quelli, moltissimi, che vogliono convivere pacificamente. I neofascisti sono riusciti ad ottenere quello che volevano: creare tensione. In mattinata lo stesso gruppo è entrato al Vittoriale e al mausoleo ha esposto uno striscione Eia Eia Alalà, con il chiaro intento di rivendicare il carattere fascista - inesistente - dell'Impresa di Fiume. L'ho fatto rimuovere immediatamente».

E a Fiume la questione è ancora più complessa. Qui si legge tutto in chiave etnico-nazionalista: l'Impresa è un capitolo di una storia di terre di confine contese da secoli. Perfino la piazza intitolata a Riccardo Zanella, autonomista e antifascista, ha suscitato mugugni. Il sindaco, in una lettera agli italiani, ha ribadito la condanna di d'Annunzio in quanto proto-fascista, mettendosi in singolare continuità con i comunisti. Ieri si è inaugurata la mostra «ufficiale»: 2mila euro di budget, nessuna pubblicità in città, solo all'ingresso, e solo a partire da oggi didascalie in inglese e croato. Italiano non pervenuto. Eppure qui è considerato un segnale importante la mera esistenza dell'esposizione. All'inizio della settimana, intorno alla mostra sono comparsi manifesti inneggianti all'Italia. Sono stati rimossi ma è partito il dibattito: per gli italiani sono stati i croati, per i croati sono stati gli italiani. Nel frattempo la bandiera dell'Italia è stata issata sul Castello di Tersatto, che domina Fiume dall'alto. Ieri mattina, un gruppo di italiani che si firma gli «Idraulici» ha appeso un bandierone italiano e lo stendardo della Reggenza del Carnaro proprio sulla ringhiera del Palazzo del governatore, che fu ufficio e abitazione di d'Annunzio. L'impresa degli Idraulici «vuole ricordare ai propri connazionali chi siamo, da dove veniamo e di cosa possiamo essere capaci». La bandiera però mette in imbarazzo la polizia, che nell'incertezza porta in centrale (per tre ore) un gruppo di innocui italiani. Volevano scattare una foto col tricolore vicino al Palazzo del governatore. Risultato: 250 euro di multa...

La sensazione, dopo aver assistito a molti avvenimenti, è che qui ci sia una barriera non solo e non tanto ideologica ma linguistica. I documenti italiani di Fiume, letteratura inclusa, sono conosciuti solo in parte dagli storici croati. Lo stesso si può dire a parti linguistiche invertite degli storici italiani. Quindi l'imperativo categorico è uno solo: studiare per conoscersi meglio.

I proclami da ignoranti lasciamoli pure all'Anpi.

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