Cultura e Spettacoli

Un dittico di Ravel per grandi e piccini

C'è chi pensa (molti) che i critici musicali amino più la parte distruttiva che quella costruttiva d'ogni spettacolo. Forse è vero. Nel (vano) tentativo di smentire la regola segnaliamo nel dittico di capolavori di Maurice Ravel (L'Heure espagnole e L'enfant et les sortilèges) presentati al Teatro alla Scala l'accordo perfetto e la qualità altissima del lavoro del direttore d'orchestra Mark Minkowski e del regista Laurent Pelly. (Complici i posti vuoti abbiamo goduto l'ascolto dall'ultima fila di platea). Comunione rara, che ha dato alle due diverse opere il loro specifico: la sensualità eterna della Spagna nella bottega d'incantesimi sonori del Mastro orologiaio Torquemada, dove fra i tre amanti della bella Concepcion, se la gode il nerboruto mulattiere, e, nella seconda, le continue sorprese di un mondo fiabesco e teriomorfico, realizzato con mezzi teatrali sobri e iper-poetici (Colette, autrice del testo, ringrazia). Solo avrebbe giovato meno strepito nelle manovre tecniche dietro scena. Nello stuolo delle parti piccole e cesellate, va dato onore a due protagoniste con voce e physique du rôle: Stephanie d'Oustrac nella parte della moglie fedifraga il suo monologo isterico-erotico è da manuale e Marianne Crebassa, il ragazzino terribile che si pente delle malefatte, il quale aveva la voce anfibia, mezzo-sopranile e preadolescenziale, pensata dal genio dell'Autore. Prezzi a parte (chi ha orecchie per intendere intenda), spettacolo bellissimo a cui portare i propri figli, istruttivo e divertente.

Applausi meritati per tutti, orologi, pendole animali, oggetti animati, grandi e piccini.

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