Cultura e Spettacoli

"Ecco i nostri brani da comunisti col Rolex"

In scaletta anche le voci di Bertè, Ferreri, Nek, Amoroso e Arisa. Il tour partirà l'11 marzo

"Ecco i nostri brani da comunisti col Rolex"

Benvenuti nel grattacielo più bello del mondo, quello del City Life di Milano. Nel vialetto d'ingresso, sventolano bandiere in stile sovietico con neoslogan surreali tipo «Dalla lotta di classe alla botta di tasse». Al tredicesimo piano, ossia a casa di Fedez, c'è anche J-Ax e tutt'e due presentano il loro primo disco insieme: Comunisti col Rolex. «Se un politico di sinistra dice cose di sinistra, anche se ha il Rolex va bene. Il problema è quando non fanno cose di sinistra», spiegano prima che J-Ax precisi: «Sentivo parlare Renzi e dicevo ti prego dimmi qualcosa di sinistra». Poi Fedez riassume: «Solo in Italia si dice che gli artisti arricchiti non possono trattare tematiche sociali». Ma queste sedici canzoni non sono un manifesto di integrità politica, anzi: «Avrebbe potuto anche intitolarsi Movimento Cinque Stelle Michelin, ma poi un giorno abbiamo letto un articolo che ci definiva comunisti con il Rolex e l'abbiamo scelto».


Già evaporata la polemichetta con Marracash e Guè Pequeno, il primo disco della coppia (magari ne arriva un altro) è un giro d'orizzonte sui luoghi e i luoghi comuni del costume, a bordo di tanta voglia dissacratoria, la giusta dose di «name dropping» (tecnica rap di menzionare nomi importanti) e un bel po' di frecciate a Salvini (il recordman con tre citazioni perché ormai «dire Salvini è come dire cioè, un intercalare»), a Trump, a Jovanotti «miliardario sottocosto» e persino a Tiziano Ferro che «si è comprato l'attico di fianco a Fedez con i soldi risparmiati a cena con il fisco inglese». «Ma non ho nulla contro Tiziano - spiega Fedez - l'ho solo citato per dimostrare che in Italia si usano due pesi e due misure. Quando ho comprato questa casa sono nati articoli su articoli, persino di Aldo Grasso e Gramellini sull'estate cafona di Fedez. Intanto lui comprava casa qui di fianco, ma evidentemente il suo nome non porta clic...». E poi - scherza - «sono offesissimo perché è stato scritto che quest'appartamento costa due milioni di euro invece costa molto di più».


L'attitudine musicale è decisamente varia, un vero «melting pop» come lo definisce J-Ax, che a iniziare dal singolo Assenzio (con Stash e Levante), non rispetta gli ormai stantii formalismi rap, sfoggia qualche potenziale singolone (come Piccole cose con Alessandra Amoroso o Senza pagare) e dilata lo stile dei due fino agli accenni pop punk di Musica del cazzo. «Non vedo l'ora di suonarla dal vivo nel tour che parte dal PalaAlpitour di Torino l'11 marzo con Paolo Jannacci nella band», dice Fedez. Ma Comunisti col Rolex ha due diversi angoli visuali. Uno è senz'altro quello della battuta facile e aggressiva, ai limiti del dissing e del j'accuse. L'altro, meno immediato, è quello emotivo, una sorta di autoanalisi di questi che sono due dei pop-rapper più seguiti del momento, così diversi ma uniti come raramente accade (bisogna ammetterlo) in un progetto comune: «Insieme si sopporta meno tensione che da soli e si possono fare esperimenti nuovi».


Senza dubbio è nuovo, o perlomeno inedito dalle parti della canzone pop, lo spirito di L'Italia per me, nel quale canta anche Sergio Sylvestre: «È un brano per il nostro paese nel quale non conta se ci nasci ma se lo ami davvero». Un'attitudine inconsueta nel mondo della canzone popolare molto più abituata a elencare limiti, difetti e carenze dell'Italia più che pregi e particolarità: «A farmi notare ancor di più questo atteggiamento tipicamente italiano saranno state le mie frequenti trasferte negli Stati Uniti», spiega Ax che è sempre più magro. Invece Fedez, che ha sparpagliato in casa una incredibile quantità di gadget, robot, teschi, statuine, tapiri di Striscia la Notizia e addirittura una Biancaneve con i baffetti di Hitler, in Milano intorno ha provato a ricreare «l'atmosfera delle serate milanesi che facevo alle Colonne di San Lorenzo». Per J-Ax invece questo è uno spunto per confrontare la «New York che non dorme mai» alla Milano «che non sogna più». Insomma, Comunisti col Rolex è un disco più complesso del prevedibile che è diventato un crocevia di nomi pop grazie agli incisi scritti da Calcutta, Casalino o Abbate e ai featuring anche di Giusy Ferreri, Arisa, Loredana Bertè, Nek e Alessia Cara: «In realtà non c'erano solo loro ma per altri sono scattati i soliti veti di manager e discografici, quindi sono stati lasciati perdere».

Giusto così: in fondo le alchimie manageriali sono sempre state una delle zavorre più pesanti della musica.

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