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Errori e ipocrisie della guerra in Siria spiegati da una oppositrice di Assad

I legami fra ribelli e islamismo, la cecità dell'Europa, il ruolo della Turchia

Errori e ipocrisie della guerra in Siria spiegati da una oppositrice di Assad

Comprendere il caos siriano è innanzitutto una promessa ben esaudita. Il libro di Randa Kassis e Alexandre Del Valle (D'Ettoris Editore, pagg. 392, euro 22,90) chiarisce molti dei dubbi che assillano persino gli osservatori più attenti di un conflitto in cui si sono consumate, dal 2011 a oggi, trecentomila vite. Leggendo il libro tornano alla mente le parole di tanti sunniti e cristiani incontrati a Damasco o davanti ai pozzi di Aleppo rimasti in funzione nei mesi più duri della guerra. Sunniti e cristiani che - pur prendendo le distanze da Bashar Assad, pur denunciando gli errori di un regime incapace di riformarsi - lo definivano il male minore, la diga tra gli orrori dell'internazionale jihadista e la tradizione laica della loro Siria. La Siria in cui erano convissuti con gli alawiti e dove il fanatismo non aveva spazio.

Questo ci raccontano, in pagine ricche di dettagliati riferimenti storici e approfondimenti politici e sociali, anche la giornalista siriana Randa Kassis e Alexander Del Valle, politologo francese con radici italiane e siciliane. Il ruolo della Kassis, espulsa dai vertici del Cns (Consiglio Nazionale Siriano, l'organizzazione dell'opposizione fondata in Turchia nel 2011) non appena ne denunciò la deriva islamista, è particolarmente preziosa. Sia lei, sia Del Valle si guardano bene dal cadere nella retorica di quella narrazione imperante e spudoratamente impenitente nel descrivere lo scontro siriano come la contrapposizione tra una schiera di ribelli democratici e moderati minacciati dalla dittatura di Assad e dall'oscurantismo dello Stato Islamico. «A partire dal 2013 chiariscono gli autori - le legioni salafite jihadiste (...) hanno soppiantato le forze islamiche sunnite più moderate. Si può citare in particolare il Fronte Al Nusra strettamente legato ad Al-Qaeda in Iraq il quale ha giurato fedeltà al capo mondiale di Al Qaeda Ayman Al Zawahiri. Più recentemente i folgoranti successi militari delle truppe dello Stato Islamico (Isis) hanno dimostrato che l'opposizione islamista al regime siriano è sempre più incontrollabile e infrequentabile». Altrettanto significativa è la denuncia della cecità «prevalsa nelle strategie utilizzate dagli occidentali quando a partire dal 2012, il manicheismo islamicamente corretto e il compromesso con le monarchie del Golfo e con la Turchia neo-ottomana del sultano Erdogan hanno dettato ai nostri responsabili politici e intellettuali la scelta di sostenere gli unici ribelli islamisti sunniti prossimi ai Fratelli Musulmani in Qatar, Turchia e in Arabia Saudita a scapito delle forze d'opposizione più laiche e meno oltranziste accusate di fare il gioco del regime baathista siriano».

E su un Occidente pronto a scegliersi come alleati i propri nemici ricade - per gli autori - anche la colpa di aver sponsorizzato colloqui di pace inconcludenti, rendendosi indirettamente responsabile della continuazione del massacro. «Tra il 2011 e il settembre 2015 la maggioranza dei governi occidentali ha in effetti escluso Mosca, Teheran e Damasco dai negoziati. Ciò ha creato un autentico squilibrio dato che le petromonarchie del golfo e i padrini wahabiti delle peggiori brigate jihadiste avevano invece voce in capitolo ed erano ascoltati, come anche la Turchia, membro importante della Nato che ha sostenuto Daesh e la maggior parte dei movimenti islamisti sunniti siriani». Kassis e Del Valle non abbassano la voce neppure quando questi errori diventano lo spunto per analizzare debolezze e vacuità d'una classe politica e intellettuale europea incapace, a differenza del cittadino, di riconoscere la violenza islamista e di contrapporsi ad essa. «Oggi giorno i cittadini traumatizzati dalla gratuità e dalla barbarie dei massacri del mercato di Berlino, del Bataclan o di Bruxelles, e poi anche di Istanbul, fanno sempre più fatica a negare che i terroristi islamici della Siria, dell'Iraq o della Francia non uccidono i miscredenti perché hanno fatto loro del male, ma proprio in quanto miscredenti in quanto infedeli da abbattere e sottomettere (...) il tutto con un fine di conquista dominazione e sottomissione totale del pianeta». E se a far piazza pulita di quelle accuse di islamofobia usate per tacitare chiunque non si pieghi all'islamismo sono Del Valle e una siriana avversaria di Bashar Assad, allora, dopo aver capito, resta molto su cui riflettere e meditare.

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