Cultura e Spettacoli

Euphoria, serve uno scandalo per comprendere la generazione Z

Euphoria è il nuovo successo firmato HBO, un racconto senza filtri sui problemi dei giovani che ricorda Skins ma che è destinata a diventare più grande

Euphoria, serve uno scandalo per comprendere la generazione Z

Euphoria, la nuova serie tv della HBO, in Italia trasmessa da Sky, per i temi trattati e con tutte le definizioni che ha ricevuto da quando è uscita, ha lasciato un segno che è impossibile ignorare.

Un tempo c’era Skins, serie tv inglese che andava in onda su MTV, con protagonista Nicholas Hoult e dedita a raccontare le turbe giovanili tra alcol, droghe, depressione e rapporti sessuali. Ora abbiamo Euphoria che è qualcosa di simile ma che è destinata a diventare molto più famosa.

Anzitutto presentiamo la serie. È della HBO, e già questo come sappiamo è garanzia di qualità. Infatti, dalla HBO in pratica escono solo capolavori, se togliamo Vinyl, cancellata dopo una stagione nonostante la produzione firmata da Mick Jagger e Martin Scorsese, si deve a questo canale statunitense la realizzazione dei migliori show di sempre: da I Soprano a True Detective, da Chernobyl a Il Trono di Spade, ma la lista è davvero lunga.

Il cast è un altro punto a favore. La protagonista principale di questa serie tv sulla cosiddetta generazione Z non poteva che essere Zendaya, arrivata al cinema con il ruolo di MJ nei film di Spiderman con Tom Holland, già star di Disney Channel e cantante che vanta collaborazioni con Beyoncé e Bruno Mars, in altre parole l’attrice che vedremo ovunque nei prossimi anni. Infine il genere a cui ricondurre questa serie: teen drama, attenzione però non è un dramma adolescenziale alla Riverdale, con tutto il rispetto.

Nonostante la voce narrante di riferimento sia quella di Zendaya, che interpreta Rue, nel corso degli episodi vediamo che tocca anche ad altri prendere la parola e raccontare la loro vita, o meglio i loro problemi. E quali sono? Rue è una ragazza di diciassette anni tossicodipendente, il padre morto quando era piccola e alcuni problemi di ansia hanno dato il via alla dipendenza dalle pillole e dalla droga. Hunter Schafer, altro nome da tenere d’occhio per il prossimo periodo, interpreta Jules, una ragazza transgender appena trasferitasi nella città di periferia dove abita Rue e di cui presto diventa amica.

Jules ha inizialmente qualche difficoltà ad ambientarsi, ma il vero problema nel suo caso sarà un incontro sessuale e la catena di eventi che ne scaturirà. Nate, interpretato da Jacob Elordi, è una delle figure più classiche dei teen drama a stelle e strisce: è il quarterback della squadra di football della scuola e il suo problema è la violenza. I personaggi non finiscono qui, come non finiscono i problemi, ma su questi tre la serie basa la trama principale e non è poco. Una particolarità però salta subito all’occhio: nel mare di tragedie che circonda questi giovani il veicolo con cui la sofferenza si propaga alla velocità della luce è lo smartphone, protagonista fondamentale della serie, presente in ogni scena e solo raramente portatore di felicità. E questo ci porta al minimo comune denominatore di tutte le sofferenze qui esposte: la dipendenza, in qualsiasi forma questa si presenti, dalla droga, dagli smartphone o addirittura dall’amicizia.

Fin qui niente di nuovo verrebbe da dire. Argomenti che abbiamo già visto in altre serie tv come Tredici si potrebbe pensare. Invece no. Euphoria è decisamente altro rispetto a Tredici che pure negli ultimi anni è stata elevata a serie tv teen di riferimento per i drammi giovanili. Con l’avvento di Euphoria, Tredici passa subito in secondo piano perché lo show della HBO è superiore sotto ogni punto di vista: dalla trama, alla regia, dalla colonna sonora agli attori. Inutile nascondere che uno dei motivi per cui Euphoria è così chiacchierata è che manca di qualsiasi filtro nel raccontare i problemi dei giovani protagonisti, come si vede chiaramente fin dai primissimi minuti. È per questo che Sky ha deciso di mandarla in onda in seconda serata, è per questo che alla fine degli episodi c’è un sito di supporto per chi si rivede in quelle situazioni e cerca aiuto. Ad alcuni è sembrata estrema, ma la versione edulcorata della depressione, della dipendenza da alcol e droghe o della violenza, a che cosa avrebbe portato? A niente, e non solo in termini di successo ma anche in termini di utilità, finendo per sminuire il tutto.

Quindi sì, Euphoria è scandalosa ma lo è a ragion veduta e solo grazie a questo si capiscono le difficoltà dei “giovani di oggi”, una caratteristica che la porta tra le serie tv di cui sentiremo parlare ancora per molto e che già con la prima stagione diviene il nuovo benchmark dei teen drama in campo seriale e non.

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