Cultura e Spettacoli

Il flauto di fuoco di Severino Gazzelloni

Il flauto magico. Il flauto d'oro. Il flauto di fuoco. Il flauto in questione era quello di Severino Gazzelloni, virtuoso nato Gazzellone a Roccasecca, il paese ciociaro che diede i natali a San Tommaso d'Aquino, che divenne negli anni Sessanta e Settanta del secolo passato l'icona del suo strumento. Gazzelloni ovunque: intervistato sugli UFO e la cucina; ospite di Pippo Baudo o svolazzante accanto al molleggiato Rocky Roberts; sorridente dai manifesti reclamizzanti l'amaro schietto, i vestiti confezionati e gli orologi economici. L'immagine inflazionata, però, non ha mai oscurato i meriti del musicista per il quale hanno scritto tutti i più illustri compositori delle avanguardie del secondo dopoguerra, la sua umanità che traduceva «in musica geroglifici all'apparenza incomprensibili». Gian Luca Petrucci ha assemblato una biografia per non dimenticare il centenario della nascita (Severino Gazzelloni. Il flauto protagonista, ed. Zecchini, euro 29), corredata dai numericamente incredibili cataloghi delle registrazioni, dei brani appositamente composti per il suo flauto e degli allievi negli storici corsi all'Accademia Chigiana di Siena. C'è anche il primo Gazzelloni, solista nel complesso di Musici, poi elemento di spicco del Quintetto di fiati della Rai con Pietro Accoroni, Giacomo Gandini, Carlo Tentoni e Domenico Ceccarossi.

Lo ha dipinto Luciano Berio: Gazzelloni: «Esibiva la misteriosa dignità di un fauno, ma anche l'insopprimibile cupidigia di un satiro, che vuole possedere per intero il corpo della signora Musica, in tutte le sue curve e tutti i suoi anfratti».

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