Cultura e Spettacoli

"La forma dell'acqua" assomiglia davvero a un delfino di plastica?

Il film di Del Toro, candidato a 13 Oscar, è accusato di aver plagiato un'opera del 1969. Però le differenze sono tante...

"La forma dell'acqua" assomiglia davvero a un delfino di plastica?

Quando un film o un romanzo hanno successo è quasi inevitabile che salti fuori l'accusa: plagio. Sta capitando con il film di Guillermo del Toro, La forma dell'acqua, pellicola candidata a ben 13 Oscar e, ironia della sorte, anche a quello per la miglior scenografia originale.

Ma partiamo dai fatti. I legali di David Zindel - figlio del drammaturgo, scrittore e vincitore del Pulitzer, Paul Zindel (1936-2003) - hanno avviato un'azione giudiziaria contro la pellicola di del Toro perché avrebbe troppi punti di contatto con una commedia di Paul del 1969: Let me hear you whisper. Secondo gli avvocati, che hanno presentato un memorandum di 22 pagine, ci sarebbero ben 60 somiglianze sospette. Abbastanza per sostenere, secondo loro, che del Toro, il produttore Daniel Kraus e la casa di produzione Searchlight (Fox) «hanno copiato la storia, i personaggi e anche gli elementi di contorno». Ovvio che le controparti, del Toro in testa, abbiano rispedito immediatamente l'accusa al mittente. E il regista non ha mancato di far notare che è soprattutto la tempistica delle accuse a essere sospetta. Nelle more del breve tempo che ci separa dalla votazione per gli Oscar, qualunque produzione, per non correre rischi, potrebbe sentirsi tentata di chiudere subito la vertenza. Anche solo per non subire danni d'immagine e di voti.

Detto questo, Let me hear you whisper è un prodotto televisivo anni Sessanta, e non è difficilissimo fare un confronto con il film visto che più volte è passato sugli schermi come programma educativo per bambini e ce ne sono vari spezzoni in rete. Al centro della narrazione c'è un delfino parlante sottoposto a esperimenti. L'animale ostaggio degli umani decide di comunicare soltanto con l'inserviente, bruttina e di buon cuore, che fa le pulizie nel laboratorio. Quindi, nessun mostro che vive nell'acqua, nessun esplicito richiamo alla Guerra fredda o a un amore passionale che vada oltre i limiti della specie. Quanto alla realizzazione, è anni luce lontana da quella di un kolossal moderno (il delfino era un pupazzone di plastica). Certo, alcuni passaggi qualche somiglianza con La forma dell'acqua la mostrano e ci penserà un giudice a confrontare i dialoghi e le scene, frame per frame. Perché una cosa sono le impressioni da spettatore e un'altra le sottigliezze sul copyright.

Del Toro, sino a ora, non ha fatto mistero dei film da cui ha tratto suggestioni, come Il mostro della laguna nera del '54, ma l'opera di Zindel non l'ha mai citata. E se si volessero prendere in esame tutti i plot con creature acquatiche tenute prigioniere si potrebbero facilmente trovare cose in comune tra il film di del Toro e Splash-Una sirena a Manhattan o la serie televisiva degli anni Settanta L'uomo di Atlantide, oltre che un'infinità di fumetti. Di sicuro, comunque, la polemica continuerà. E non è una novità per gli Oscar. Quando era in corsa La vita è bella di Benigni (che vinse tre statuette) qualcuno tirò in ballo The Day the Clown Cried, un film incompiuto di Jerry Lewis del 1972 che raccontava le prodezze di un comico che in un lager cercava di far ridere e dar coraggio ai bambini ebrei.

Ma almeno il film di Lewis (che dopo il fallimento delle riprese nascose tutti gli spezzoni) è una leggenda del cinema, mentre qui la fonte di ispirazione sarebbe un prodotto didattico per ragazzi mandato in onda dalla National Education Television.

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