Cultura e Spettacoli

Francesco Durante, voce degli italiani d'America

Francesco  Durante, voce degli italiani d'America

È tornato ad Anacapri e non se ne è andato più via. Francesco Durante - morto ieri a 66 anni - ha smesso di raccontare storie, con quei personaggi così veri e reali da sembrare inverosimili. Stavano tutti nel suo atlante magico di italoamericani in cerca di fortuna sulle rotte del mondo, dal Mediterraneo all'Oceano, con tutto il carico di umanità che possono avere i raminghi senza terra, che alla fine finiscono per riconoscersi in quel continente immaginario che da Napoli sbarca a New York. Tutti raccontati in quel capolavoro in due volumi che è Italoamericana (Mondadori, 2001 e 2005), storie e biografie di migranti eccezionali, qualche volta illuminati, altre bastardi, con il sangue italiano e la fortuna (o la disgrazia) in America. È gente come Filippo Mazzei, cadetto di una nobile famiglia toscana, che regalò a Thomas Jefferson l'idea del diritto inalienabile per ogni uomo di ricercare la propria felicità. È Giovanni Martini, il trombettiere di Custer a Little Bighorn. È la vita favolosa di Celso Cesare Moreno, raccontata in Oh capitano! (Marsilio, 2014), un avventuriero che sembra un personaggio di Salgari, in viaggio dall'Europa all'India, dal Sud Est asiatico agli Stati Uniti, dalla Cina alle Hawaii. Moreno sposò la figlia di un rajah di Sumatra e poi si ritrovò deputato a Washington, dove riuscì a far approvare la «Moreno Bill», una legge che vietava lo sfruttamento dei bambini italiani immigrati in America.

Durante - che è stato giornalista, scrittore, traduttore, critico letterario - un po' sognava di assomigliare a questi personaggi. Li ha incarnati e fatti conoscere al mondo. Quella degli italoamericani è stata la sua grande avventura, uno spazio libero nelle pause del suo lavoro di giornalista, intellettuale, teatrante, traduttore. È lui che ha curato il Meridiano Mondadori di John Fante. E come lui Durante può dire: «Quelli che vale la pena di amare veramente sono quelli che ti rendono estraneo a te stesso.

Quelli che riescono a estirparti dal tuo habitat e dal tuo viaggio, e ti trapiantano in un altro ecosistema, riuscendo a tenerti in vita in quella giungla che non conosci».

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