Cultura e Spettacoli

"I Blondie non mollano. E a quasi 70 anni sono più punk che a 20"

L'ex playmate simbolo degli '80 si esibisce dal vivo a Milano. "Brian Eno disse che i dischi erano come libri. Ora sono sms"

Due in uno. C'è doctor Debbie e c'è Mrs Harry. La prima ex coniglietta di Playboy e poi pantera punk/reggae/new wave dei Blondie. La seconda attrice e cantante da sola. Entrambe bellissime e biondissime. Quasi tutti in Italia la identificano con la voce di Call me , il brano della colonna sonora di American Gigolò nel quale lei, americana di Miami, dice pure un incoraggiante «chiamami!» in italiano (il produttore dopotutto era Giorgio Moroder). Ma tanti altri, specialmente chi è sbocciato con la musica tra i Settanta e gli Ottanta, ricorda bene che i Blondie sono stati fondamentali sdoganatori del circuito newyorchese farcito di musica nuova, alternativa, violenta ma sensuale. Ora lei, che nella vita non si è mai fatta mancare nulla, per festeggiare i quarant'anni di Blondie ha riunito le due personalità ed è tornata Debbie Harry dei Blondie, ha appena compiuto 69 anni, parla a raffica, è sempre biondissima e non si è spostata di un centimetro da dov'era: «Ve ne accorgerete al Magnolia di Milano». Tre settembre e terza volta dei Blondie in Italia dal 1979: «Vediamo chi dirà che siamo vecchie cariatidi».

Veramente, cara Debbie Harry, è stato il suo batterista a dire che lei è ormai troppo in là con gli anni.

«Ma è stato il solito equivoco di voi giornalisti».

Quindi non vi scioglierete e non andrete in pensione?

«Certo che no. Non so se incideremo un altro disco, ma di certo continueremo a esibirci dal vivo».

Un concerto da vecchie glorie?

«Macché. Un concerto da Blondie».

Ossia?

«I nostri brani più famosi non mancheranno di certo. Ma faremo anche cover a sorpresa. Sceglieremo sera dopo sera».

Tra cosa?

«Pezzi di Ray Charles, Nino Rota per Fellini e pure Ramones».

Un tributo alla memoria della punk band americana i cui fondatori sono tutti morti.

«Pazzesco. Per fortuna la loro musica non morirà mai. Come quella di Giorgio Moroder. Ecco forse in Italia faremo un suo pezzo».

Lei lo conosce bene.

«L'ho incontrato durante una nostra data a Città del Messico, era tanto tempo che non ci vedevamo: certamente negli anni Settanta e Ottanta lui ha aiutato moltissimo la mia carriera».

Però anche David Bowie e Iggy Pop non le saranno stati indifferenti. Nel 1977 Blondie aprirono i concerti di Iggy con Bowie alle tastiere.

«Iggy era il mio dio. E lui e David erano entrambi due uomini da perderci la testa».

Pezzi di storia del rock. Oggi?

«Oggi tutto sembra normale, prevedibile. Quando abbiamo iniziato noi non c'era il web e non c'era manco Mtv. Tutto è cambiato così velocemente da far fatica a starci dietro. E non so, onestamente, se ora sia meglio di prima».

Per le vecchie glorie era meglio prima. Per i giovani, è meglio adesso.

«Brian Eno mi insegnò a pensare ai dischi come se fossero libri che facevano bene al cervello. Ora mi sembra che tanti dischi siano più che altro volatili come sms».

I Blondie registreranno altri dischi?

«Non lo so. Io ho fatto alcune registrazioni, vedremo se diventeranno un album. Ormai tutto cambia così in fretta... Gli stili, le tendenze, le opportunità... Di certo si ascolta molto più musica di molti generi diversi».

I preferiti di Debbie Harry?

«tanta roba, da Eminem a Justin Timberlake. Ma se ascolto roba di Nine Inch Nails o comunque di chitarre piegate all'elettronica, beh, non posso fare altro che esaltarmi».

Un mondo lontano dalla musica italiana, comunque.

«Ma voi avete Andrea Bocelli, che voce straordinaria».

Anche la sua, signora Blondie, è migliorata con il tempo.

«E non ho mai preso uno straccio di lezione di canto nella mia vita. In effetti anche io mi accorgo che la mia voce ora è più forte, più armoniosa. Forse a darmi lezioni è stata soprattutto la vita».

In Italia tanti la ricordano per il brano tormentone Call me .

«Un periodo pazzesco della mia vita e della vita dei Blondie. Poi abbiamo preso strade diverse, ci siamo ritrovati e di nuovo separati. Ora siamo finalmente stabili perché forse abbiamo capito la cosa fondamentale».

Ossia?

«Si può essere punk a qualsiasi età. L'anagrafe conta soltanto per le tasse...

».

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