Cultura e Spettacoli

I cento che contano Il pop italiano ci mette la faccia

Rolling Stone fotografa artisti, discografici, promoter. Sono gli "stati maggiori" della musica. Senza barriere

I cento che contano Il pop italiano ci mette la faccia

Basta sfogliarlo: ogni foto una musica. La nostra musica. Rolling Stone arriva in edicola e si mette in mostra con una iniziativa che, onestamente, va al di là della semplice rassegna di persone e personaggi che sono la spina dorsale del pop, del rock e della canzone d'autore italiana.

Artisti dalla A di Allevi alla Z di Zucchero passando per Baglioni, Dente, Treves, Pedrini, Van De Sfroos, Negramaro ed Enrico Rava. Autori a partire dall'Autore fondamentale, ossia Mogol. Discografici decisivi, come Caterina Caselli di Sugar oppure Marco Alboni di Warner, Andrea Rosi di Sony, Dario Giovannini di Carosello e Alessandro Massara di Universal per arrivare al geniale visionario Stefano Senardi. I promoter da Roberto De Luca di Live Nation a Maurizio Salvadori di Trident fino a Ferdinando Salzano di F&P. I «televisivi» come Andrea Scrosati di Sky e Lorenzo Mieli, mente di X Factor. Fino ai centri nevralgici dell'ascolto, come l'inarrestabile ed entusiasta Veronica Di Quattro di Spotify.

Insomma gli Stati Generali della musica individuati per risultati e anche in prospettiva futura, non solo grazie a una sterile elencazione oppure per suffragio della casta di giornalisti e critici musicali o generalmente appassionati di settore. Molto Rolling, nel senso di trasversale e arrembante. E molto Stone, perché queste sono le pietre miliari della nostra musica hic et nunc, qui e ora, senza distinzione di genere, senza preclusioni. Davanti all'obiettivo di Giovanni Gastel, che è un maestro e si capisce da ogni foto, sono finiti l'anarchico giramondo Bugo e Sir Bob Cornelius Rifo, l'austero Ludovico Einaudi e i caciaroni Club Dogo, la coppia di promoter d'essai Mimmo D'Alessandro & Adolfo Galli, l'inarrestabile Emma Marrone e il pensieroso Franco Battiato, insomma tutti.

A ben vedere, è un elenco che prescinde dalla posizione in classifica (il creativo Pierpaolo Capovilla non è uno da primo posto) o dal repertorio (Paola Zukar non ha mai inciso una canzone ma è senza dubbio la mente organizzativa di tanto rap italiano). Idem per Linus, che ha creato un format radiofonico capace da trent'anni di produrre e condizionare gli schemi musicali. Perciò Le 100 facce della musica italiana non è una classifica e non è un sondaggio: è una constatazione. E non solo fanno parte del numero speciale di Rolling Stone che esce oggi ma sono il punto focale della mostra fotografica alla Fabbrica del Vapore di Milano che rimarrà aperta fino al 22 febbraio e sarà visitabile solo su invito contattando 100facce@rollingstone.it. Ciascuna espressione vale un pezzo di storia. Negli occhi e nel sorriso di Mogol ci sono i versi dai quali è germogliata la nostra canzone d'autore. Fabri Fibra è solo faccia e braccia con il bianco in mezzo, foto meravigliosa. La Nannini ribolle grinta. Pelù guarda Ghigo a modo suo e sembra di essere sul palco dei Litfiba. E in quel Paolo Conte con il naso schiacciato sul microfono e i Ray Ban stile Lou Reed c'è davvero tutto lo spirito di uno chansonnier che da quasi mezzo secolo rimane tra parentesi, inimitabile qual è.

Per farla breve, dopo i tanti e inutili o autocompiaciuti rosari celebrativi, le 100 Facce della musica italiana compongono, quasi fossero La vie di Marc Chagall, il ritratto della nostra musica. Senza retorica. E con realismo ispirato.

Chapeau.

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