Cultura e Spettacoli

I Take That sempre kolossal «cercano» Marco Mengoni

Chi l'avrebbe detto venti anni fa: Take That e Michael Caine o Colin Firth, la boy band e gli attori upper class, due dimensioni all'apparenza distanti. Invece oggi no. La loro canzone Get ready for it accompagnerà i titoli di coda del film Kingsman e sarà un altro tassello in una carriera che sembrava volatile e invece, dopo quasi un quarto di secolo, è ancora più forte di allora. Effetto vintage , si dirà. Oppure no. In ogni caso ieri il trio (Mark Owen, Gary Barlow e Howard Donald senza ovviamente Robbie Williams e in attesa forse del rientro di Jason Orange) ha fatto la propria passerella a Roma, ha contribuito a presentare il film, ha incontrato la stampa e, ci mancherebbe, è stato assorbito dalla solita, inestinguibile quantità di tifose. Molte sono le stesse di allora, con gli inevitabili anni in più. Ma tante sono giovanissime e neppure erano nate quando i Take That cantavano Relight my fire nel 1993.

È l'effetto boy band di ritorno, che ha fruttato a questa band, all'origine appiccicaticcia ma ora ormai equilibrata, una collezione di record da far paura. Tanto per dire, il loro ultimo disco III è stato il più ordinato di tutti i tempi su Amazon Uk, superando persino il ritorno dei Pink Floyd o il disco degli One Direction. E il loro tour prossimo venturo, che passerà dal Forum di Assago il 13 ottobre, si annuncia come uno dei più ricchi dell'anno e senza dubbio uno dei più seguiti. Anche per quanto riguarda gli effetti speciali. Nell'ultimo giro di concerti, sul palco i Take That hanno esibito giochi aerei, muri d'acqua, ologrammi, un elefante gigante e pure un robot alto 18 metri. E stavolta? Vista l'attesa, sarà un bis extralarge. Dopotutto, il pubblico non molla la presa. E anche prima dell'apparizione del trio nella sede romana di Rtl 102.5, la folla li ha attesi manco fossero il Messia. In onda, intervistati da Federica Gentile che esibito un inglese da far invidia agli inglesi, si sono poi lasciati sfuggire un'allusione golosa. Un paio di anni fa Mark Owen ha contribuito a scrivere un brano cantato da Marco Mengoni, Pronto a correre . Ma i due non si sono mai incontrati dal vivo, visto che ormai le collaborazioni viaggiano su internet. «Però adesso mi piacerebbe conoscerlo e parlargli, magari lo faremo in occasione del nostro concerto italiano», ha detto proprio Owen. Un invito che in rete ha scatenato l'entusiasmo dei fan di Mengoni.

Vedremo.

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