Cultura e Spettacoli

L'"attivista" Washington in lotta per gli ultimi (e per un altro Oscar)

In "Roman J. Israel, Esq" è un avvocato che deve fare i conti con la sua coscienza

L'"attivista" Washington in lotta per gli ultimi (e per un altro Oscar)

Los Angeles

«Siate il cambiamento che vorreste vedere nel mondo». Una frase fatta, già sentita forse, ma sempre sensata nella mente di chiunque abbia un minimo di coscienza sociale. Un monito velato e ricorrente che riecheggia nei dialoghi di Roman J. Israel, Esq, l'ultima fatica attorale di un maestro come Denzel Washington. Nel film, scritto e diretto da Dan Gilroy, che aveva debuttato due anni fa alla regia - dopo una carriera da sceneggiatore - con The Nightcrawler, Washington porta in scena un goffo ma determinato avvocato afroamericano. Sovrappeso e leggermente autistico, Israel è anche un legale idealista, che lotta per difendere i diritti delle classi più disagiate.

Sullo sfondo c'è la Los Angeles più cruda dei giorni nostri, delle migliaia di homeless e dell'indifferenza davanti alla miseria: «Per Roman il mondo è una zona di guerra spiega Washington Lui non ha mai lasciato la prima linea. Questa scelta rappresenta sia la sua benedizione che il suo fardello più pesante. Essere un vero attivista può costare molto caro, sia dal punto di vista emozionale che da quello economico. Allo stesso tempo può regalarti l'enorme gratificazione di sapere di essere parte del mondo migliore che cerchi di costruire, ogni giorno. È questo uno degli elementi chiave del film, che racconta l'importanza di credere in qualcosa e il prezzo che queste convinzioni comportano». Uscito nelle sale statunitensi nel fine settimana del Ringraziamento, il film è fra i papabili per la corsa agli Oscar.

Quando il socio dello studio per cui Roman lavora muore, il legale è costretto ad accettare un posto di lavoro in una compagnia di alto profilo, gestita da George Pierce, professionista senza scrupoli interpretato da Colin Farrell. A questo punto, i valori su cui Israel aveva fondato la sua intera carriera vengono messi duramente alla prova e lui si trova a dover fare una scelta etica e finanziaria. Sul piatto della bilancia c'è la possibilità di guadagnare un'enorme quantità di denaro, tradendo però la fiducia di uno dei suoi clienti e, di conseguenza, tutti i principi in cui ha sempre creduto. «Quando ho letto il copione mi sono domandato: perché quest'uomo ha scelto di lavorare in una stanza sul retro per trent'anni? spiega Washington - Poi mi sono reso conto che in realtà le grandi aziende sono piene di ragazzi del genere, che conoscono la legge alla lettera e agiscono sullo sfondo, facendo il cosiddetto lavoro sporco».

L'autore dello script racconta di avere scritto ogni riga sapendo che a interpretare quell'uomo dai solidi principi sarebbe stato proprio Washington. «Questo personaggio è una di quelle persone che credono in qualcosa di più grande di loro, credo che anche Denzel sia così nella sua vita personale».

Figlio di un pastore pentecostale, per sua stessa ammissione Washington non ha mai avuto l'ambizione di essere un attivista. Dopo aver scelto di non seguire le orme del padre infatti, si è iscritto alla Fordham University nel Bronx, laureandosi in teatro e in giornalismo. La mela però non cade quasi mai lontano dall'albero. Attraverso il suo lavoro da attore e da regista ha spesso portato in scena i diritti umani e la lotta dei neri per ottenere eguali diritti nella società post-segregazionista statunitense. Malcolm X (1993), Hurricane Il Grido dell'Innocenza (2000) e Barriere (2017) sono tre dei suoi film che, oltre a valergli candidature e premi, hanno confermato questa sua propensione alla difesa dei diritti umani e civili.

Sono passati due anni dalla polemica che ha dato vita all'hashtag #OscarsSoWhite, un anno dalla nomination dell'attore per Barriere, da lui diretto e co-interpretato, che è valso l'Oscar come miglior attrice protagonista a Viola Davis. Secondo alcune voci è molto probabile che anche nell'edizione 2018 Washington sia fra i favoriti per una nomination, proprio grazie alla sua interpretazione dell'avvocato Roman J. Israel.

Sarebbe la nona candidatura per l'attore che ha già vinto due Oscar, il primo nel 1990 come attore non protagonista, per Glory, il secondo nel 2002, come protagonista, per Training Day.

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