Cultura e Spettacoli

L'erotismo al femminile? Tutto tranne che femminista

Dominazione, perversioni, sadismo: le lettrici fantasticano su un sesso che farebbe inorridire molte «suffragette 2.0»

L'erotismo al femminile? Tutto tranne che femminista

Ci sono due tipi di donne: le femministe, che parlano sempre a nome delle donne, e le altre donne, che leggono romanzi erotici per donne odiati dalle donne femministe. Insomma, come la mettiamo tutta la questione delle molestie sessuali, dove anche mettere una mano su un ginocchio è una molestia, con il perdurante successo editoriale della narrativa porno per signore, dove il maschio è sì un molestatore ma anche desideratissimo?

Intanto è appena uscito, per Mondadori, Darker, di E.L. James, subito vendutissimo, sebbene sia la solita zuppa del dominatore e della dominata, che però eccita tanto. Se ci mettete un produttore di Hollywood al posto di Christian Grey vi renderete conto quanto questo immaginario sia incompatibile con le pasionarie del #metoo, la James avrebbe potuto essere attuale e scrivere «Cinquanta sfumature di Weinstein», e le lettrici avrebbero sognato Weinstein come un modello erotico.

Il genere, per la verità, avrebbe un po' rotto le scatole, ma non alle lettrici. Lo sa bene la Newton Compton, che non pubblica mai un romanzo di vera letteratura, ma quando addenta un osso commerciale non lo molla più finché non è del tutto rosicchiato: non per altro è uscito pochi mesi fa Dark Shade (prima la parola chiave era «grey», oggi è «dark»), di CJ Roberts, dove il Weinstein della situazione è un criminale, Felipe Villanueva, ovviamente pieno di perversioni sessuali da mettere in atto con la sventurata di turno. Le protagoniste di questa narrativa sempre esistita nel mondo femminile (si pensi a «Pizzo Nero», la versione hard dei vecchi Harmony), amano sottomettersi ai desideri maschili. Ne Il ricordo, di Vina Jackson (che in realtà sono due autrici), appena uscito sempre per Newton Compton, la protagonista dice di non poter fare a meno della «foga con cui mi possedeva e il modo in cui mi ha lasciato che mi aprissi a lui e ai suoi desideri». A contare sono i desideri di lui, non quelli di lei, alla quale piace subirli (e dunque li desidera anche lei, perché lo desidera lui).

Queste donne incontrano sempre degli stronzi, quelli che nel gergo del nuovo puritanesimo si chiamano predatori sessuali, ma non se ne lamentano mai, anzi li vogliono come non mai, e vogliono essere prese con violenza, senza troppi preamboli e smancerie e omaggi floreali. La protagonista di Violet, di Monica Murphy (ancora Newton Compton), viene cinicamente lasciata da un cinico e finisce nelle braccia di un altro cinico, va da sé perversissimo, e ben felice di finirci: «Anche lui ha una grande sete di successo, proprio come Zachary, forse anche di più. Neanche lui ha scrupoli. E tutto quello che lo circonda è un mistero. Non so niente di Ryder McKay, tranne che mi fa sentire cose che non ho mai provato prima. Un momento rubato, un bacio, un tocco... e sono in trappola. Ryder è come una droga potente, e io sono una tossicodipendente che non vuole guarire. Mi dice che le sue intenzioni non sono pure, e gli credo. Ma per la prima volta nella mia vita, non mi importa».

Stiamo parlando di romanzi di serie B, per carità, ma è questo a essere interessante sociologicamente, perché vendono, ossia corrispondono a un immaginario diffuso. Che non ha in realtà nulla di anormale, perché sessualmente il gioco tra predatore e preda è comune alla sessualità non solo umana: il maschio è predatore, la femmina è preda (tranne rare eccezioni, come la mantide religiosa, sicuramente una delle prime femministe in natura). È il perbenismo femminista, casomai, a non avere un immaginario sessuale: chi ha mai letto un romanzo erotico femminista? Anche perché perfino il ribaltamento dei ruoli, quello dove è la donna a comandare, rientra nell'immaginario maschile fin dai tempi del marchese De Sade (e oggi con le mistress, che gli uomini schiavi pagano per farsi frustare).

Oggi non sarebbe possibile neppure un bacio passionale improvvisato senza autorizzazione scritta. E d'altra parte, anche stabilire chi domina e chi è dominato non è mai così facile. D'altra parte le cose, nella passione erotica, non sono neppure così semplici. In Lolita di Vladimir Nabokov, un classico dell'erotismo (che stavolta però, a differenza dei suddetti, è anche un grande romanzo) chi è a dominare, il professor Humbert Humbert, o la sensuale, provocante Dolores? La quale, attenzione, aveva dodici anni. E pensare che il nuovo scandalo è su Woody Allen, perché si è scoperto che gli piacciono le ragazze giovani (baciò la diciassettenne Mariel Hemingway sul set di Manhattan, durante il film dove raccontava appunto la storia tra lui e una diciassettenne).

Sarebbe stato anormale se gli fossero piaciute le vecchie.

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