Cultura e Spettacoli

«Mi scaldo per Fiorello con le parodie sul web e c'è chi se la prende»

L'imitazione di Gianluca Vacchi già vista cinque milioni di volte. In attesa dell'«Edicola»

«Mi scaldo per Fiorello con le parodie sul web e c'è chi se la prende»

Non poteva pensare di passarla liscia, Mr Enjoy alias Gianluca Vacchi. Non puoi metterci quella faccia da io sono io, né lanciarti mezzo nudo e a bordo piscina in un balletto da villaggio vacanze in compagnia di una sirena con fisico da gara, senza pensare che, prima o poi, insieme al milione e 53mila fan su Facebook e ai 5 milioni di follower su Instagram, sarebbe arrivata pure la parodia. Ci ha pensato Giovanni Vernia e, a giudicare dai cinque milioni di visualizzazioni del suo video in cui si prende gioco dell'imprenditore bolognese, la missione è riuscita. Si ride da matti, e lo dice la nostra mascella indolenzita prima ancora che le cifre. D'altronde, parlando di cifre, Vernia era un ingegnere in una multinazionale Usa e il calcolo migliore che ha fatto è stato quello di mollare tutto. Per fare il comico. Oggi l'attore genovese è over 40, ha «famiglia e figli», non può più farsi le serate in pista che hanno fatto nascere la sua prima e più celebre maschera, quella del discotecaro decerebrato Jonny Groove, ma non ha allentato la presa sulla realtà che gli ruota attorno.

Vernia, la sua imitazione di Vacchi spopola sul web: sa per caso come l'ha presa lui? L'ha chiamata?

(sorride) «No, non mi ha chiamato. Significa, e lo dico per esperienza, che se l'è presa».

Perché ne è convinto?

«Perché altri personaggi più celebri si sono divertiti: penso a Jovanotti, che addirittura mi fece un endorsment facendomi i complimenti. O Fabrizio Corona, col quale ero stato perfido: ero arrivato a dire che aveva nominato un nero come amministratore delegato della sua società, per avere sconti di pena. Ecco: lui mi ha telefonato facendomi l'imitazione di me che imitavo lui. Mi ha fatto morire. Anche Marco Mengoni ha riso con me».

Certo che Vacchi ce la mette tutta per atteggiarsi a guru della filosofia «Enjoy» (letteralmente: «goditela») e lei lo smonta così. Non è che si è fatto più cattivo?

«Lo ammetto, sì. Con le maschere come Jonny Groove cerco di cogliere una categoria collettiva, con le parodie invece metto alla berlina quel che c'è dietro ad alcuni personaggi. La parodia in questione non sta nel riprodurre il balletto che lo ha reso celebre, ma nel mostrare quel che c'è dietro».

E cioè?

«Beh, dai, da dove è spuntato questo Vacchi? Da quel che leggo è un imprenditore ma in fondo non lo è... Spunta dal nulla ed eccolo lì con milioni di follower. Un re dei social. Si è costruito l'immagine dell'uomo facoltoso che ostenta il denaro e se la gode senza sensi di colpa. A me interessa mettere in scena quello che c'è dietro».

Nei suoi video rappresenta Vacchi con una vocina un po' esile, la cadenza da quasi milanese, dedito all'acquisto di follower in rete. Ma l'ha mai sentito parlare?

«No, quella voce gliel'ho messa io: una cadenza classica da bauscia, come si dice a Milano. Insomma, lui è un po' da cinepanettone dai...».

È ufficiale, Giovanni Vernia si è fatto veramente cattivo. Difatti a Forte dei Marmi il 17 settembre le hanno dato il Premio della Satira Politica.

«Che poi io di politica non parlo mai. A meno che per politica si intenda anche il pungere determinati tic sociali e di costume, e smontare alcuni personaggi che hanno un seguito».

Ad esempio, come Pif il buono?

(sorride) «Sì, anche lui: Pif ha questa immagine da impegnato, fa film contro la mafia. Tutto molto bello, ovviamente. Poi però fa ricchi spot sulla telefonia: un marketing che con l'impegno un po' stona. Comunque il successo di queste parodie non la decido io, ma il pubblico. Se il pubblico apprezza significa che qualcosa di vero nella mia presa in giro lo vede».

Il premio della satira lo ha vinto grazie al suo programma su Rai Radio2 È qui Radio2?: dove si trova più a suo agio, in radio, tv o sui social network?

«Sono dipendente dai social. Sulla mia pagina Facebook sperimento le mie novità, difatti mi segue un pubblico tra i 20 e i 50 anni di età, che è poi lo stesso della tv. Ultimamente prendo in giro anche i talent show. Ogni tanto creo un personaggio tipico dei talent: i miei concorrenti vogliono partecipare a La Fame, ogni settimana li posto su facebook. In radio mi segue un pubblico più maturo, istituzionale. In tv, dal 10 ottobre, mi vedrete invece nell'Edicola di Fiorello su Sky».

Che ruolo avrà nel programma?

«Curerò una rubrica del tipo: cosa fare di interessante alla sera.

Segnalerò eventi che io spaccio per speciali ma che in realtà sono terrificanti: come un imperdibile scontro tra gang sudamericane rivali in un quartiere a rischio».

Commenti