Cultura e Spettacoli

Michael Stipe, fotografo a suon di musica: "Ma ormai i Rem sono finiti per sempre"

Ha presentato a Roma il suo libro: "C'è un omaggio a Federico Fellini"

Michael Stipe, fotografo a suon di musica: "Ma ormai i Rem sono finiti per sempre"

Dopotutto Michael Stipe è una rockstar a modo suo. Dopo aver goduto del successo mondiale, si è stancato e ha sciolto la sua band, I Rem, che nel frattempo avevano venduto 85 milioni di dischi e rifatto i connotati dell'indie rock. Adesso è un artista, anzi un fotografo che fa canzoni e ieri al Maxxi di Roma ha presentato, di fianco a Giovanna Melandri, il suo libro di fotografie Our interference times - a visual record. Quasi sessantenne (li compie a gennaio) è ormai uno che si gode la vita e le proprie passioni come sogna chiunque sia partito dal (quasi) nulla ad Athens in Georgia e abbia diviso palcoscenico e vita con divi, musicisti e intellettuali, mescolando eccessi e fatica, delusioni e cinismo.

Ormai non si torna indietro: «Domani sera (oggi per chi legge - ndr) sarò a cena a Londra con il bassista Mike Mills, ma il tempo dei Rem è finito, basta», ha spiegato a chi, ovviamente, non vede l'ora che la band ritorni di nuovo a incidere musica. Qualche tempo fa, Stipe ha pubblicato un brano che si intitola Your capricious soul, il cui ricavo del primo anno, esattamente come quello che deriverà dal libro, andrà agli attiviti di Extinction Rebellion.

Ma niente fretta. «Per me la musica è una passione. Non sento la fretta di far uscire dei singoli. Ti chiedo solo di non trattenere il fiato e di goderti il viaggio», ha detto quasi per rassicurare tutti che, sì, farà altra musica, ma soltanto quando ne avrà voglia e tempo. E questo è il suo tempo delle fotografie: «Il libro va ad esplorare quello che è avvenuto negli ultimi dieci anni, ossia l'incontro di due mondi, quello analogico e quello digitale. Due mondi che non sempre riescono a parlarsi con le parole giuste».

In fondo ora Michael Stipe è nella posizione privilegiata di chi ha ancora voglia di guardarsi intorno con curiosità e può appoggiarsi su di una esperienza planetaria, su incontri favolosi e su di una integrità confermata anche dalla sua stessa scelta di dimettersi da rockstar. Parla, ad esempio, dei social network: «Amo la tecnologia e quello che porta, ma non l'atteggiamento manipolatorio dei social media. Non sono mai stato su Twitter e non mi piace il modo in cui viene utilizzato, soprattutto da Trump, in particolare due anni fa. Ritengo che, se non lo avesse fatto, magari oggi vivremmo in un mondo diverso». E poi Instagram: «Uno dei miei migliori amici una volta mi ha detto che stare su Instagram è un lavoro a tempo pieno. Io sinceramente ho rinunciato a questo lavoro», ha riassunto.

Alla fine, Michael Stipe non ha fatto compromessi con la propria coerenza ed è oggi uno dei «guru del pop» più credibili. Anche quando parla di fotografie: «Nel libro c'è un omaggio a Federico Fellini, uno dei miei registi preferiti. Il film E la nave va è un capolavoro».

Parola dell'unico divo del rock che abbia avuto il coraggio di riprendersi la vita nel bel mezzo del successo. PG

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