Cultura e Spettacoli

Morto Claudio Lolli, aveva cantato illusioni e disillusioni degli anni Settanta

Il suo «Ho visto anche degli zingari felici» è considerato un capolavoro

Morto  Claudio Lolli, aveva cantato  illusioni e disillusioni degli anni Settanta

Quando gli chiedevano cosa rimanesse del movimento del 1977, Claudio Lolli indicava sua moglie. Era dunque rimasto l'amore, in una dimensione privata. E dire che in Borghesia cantava: «Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia / per piccina che tu sia il vento un giorno ti spazzerà via» (1972). Testo poi ritoccato nei decenni a seguire con l'inserimento di un «forse», che cambiava un po' le carte in tavola.

Bolognese, classe 1950, Lolli ha inciso il disco simbolo della sinistra «antagonista» degli anni Settanta: Ho visto anche degli zingari felici (1976). La qualità del disco di solito mette d'accordo tutti, anche chi la pensa diversamente. Dal punto di vista musicale, Lolli andava ben oltre il mondo dei cantautori. Basta ascoltare il brano-manifesto che dà titolo all'album, anzi al concept album, come si diceva in quegli anni. Lolli è affiancato dal Collettivo Autonomo Musicisti di Bologna: Danilo Tomasetta, Roberto Soldati, Roberto Costa e Adriano Pedini. Un maestoso assolo di sax (Tomasetta) apre e chiude la lunga canzone, che prevede anche un altrettanto maestoso assolo di chitarra elettrica (Roberto Soldati). Il testo è un trasognato e fragile inno alla felicità: «È vero che beviamo il sangue dei nostri padri / e odiamo tutte le nostre donne e tutti i nostri amici. / Ma ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro, / far l'amore e rotolarsi per terra». È una canzone da cantautore, certo, ma dietro si sentono il jazz e le architetture del progressive rock. E le parole, indirizzate agli «zingari» del Movimento, oggi sono valide per tutti. L'intero disco, il quarto nella carriera di Lolli, girava intorno a storie che si intrecciavano nella Piazza Maggiore di Bologna. Il Movimento si identificò in questi racconti. Ma diversamente da altri amici, come Francesco Guccini, la strada per Lolli fu sempre in salita. Alle lodi dei critici e al tributo dei colleghi (tra gli altri: Eugenio Finardi, Luca Carboni, Riccardo Sinigallia, Ivano Fossati) non corrispose una presenza fissa nelle classifiche. Il successivo album, Disoccupate le strade dai sogni, è legato agli scontri a Bologna dell'11 marzo 1977. Da una parte le forze dell'ordine, dall'altra la sinistra extraparlamentare, che vuole impedire una assemblea di Comunione e Liberazione all'università. Muore Francesco Lorusso, militante di Lotta continua. Il titolo è già significativo. Il Movimento è finito.

Lolli comunque non ha cantato solo di politica, ma anche di amicizia, in Michel, di piloti (Villeneuve) e della sua città (Angolo B, con gli Skiantos). Laureato in lettere, professore, poeta e musicista ormai part time, nonostante la ventina di album incisi, Lolli rinasce grazie alle nuove leve del rock indipendente, come il gruppo Il parto delle nuvole pesanti, con le quali ripensa le sue canzoni.

Nel 2017 vince la Targa Tenco nella categoria «Miglior disco dell'anno» con l'album Il grande freddo, realizzato grazie a una raccolta di fondi in Rete.

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