Cultura e Spettacoli

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino? Una generazione che non esiste più

Su Amazon Prime debutta la serie tv ispirata al libro Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Otto episodi per un viaggio dissipato nella Berlino Ovest degli anni '70

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino? Una generazione che non esiste più

Il catalogo italiano di Amazon Prime Video si arricchisce di un nuovo prodotto originale. Dal 7 maggio sono disponibili gli 8 episodi che compongono la prima stagione di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, serie tv che reinventa il mito dell’omonimo libro, pubblicato nel 1978 e da cui poi a sua volta è stato tratto il film del 1981, scritto da Christiane Vera Felscherivow, autrice e scrittrice tedesca che a fine anni ’70 ha scosso il mondo dell’editoria con una storia vera di droga e prostituzione giovanile. Lo show, prodotto anche da Cattleya, è in onda in Germania già dal mese di febbraio, arriva qui in Italia a un passo dalla bella stagione con un carico di aspettative che, di fatto, sono state disattese.

Impossibile mettere a paragone il film uscito nelle sale nel 1981, come è impossibile trasportare in immagini la storia di Christiane F., ma se la pellicola ha regalato uno spaccato di vita giovanile intenso e disturbante, oggi la serie tv non subisce lo stesso effetto. Noi, I ragazzi dello di Berlino vuole stupire a tutti i costi, purtroppo si rivolge a una generazione che non esiste più da tempo, tutti presi oramai da un mondo cosmopolita, dai social network e da un mondo in continuo movimento. Cosa resta di questa serie tv? Solo un gradevole effetto "nostalgia".

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino: un prodotto fuori tempo massimo

Sono sei i ragazzi che si muovono nel contesto sociale di una Berlino Ovest di fine anni ’70. Loro sono Christiane (Jana McKinnon), Stella (Lena Urzendowsky), Babsi (Lea Drinda), Bennom (Michelangelo Fortuzzi), Michi (Bruno Alexander) e Axel (Jeremias Meyer). Ognuno di loro ha una storia da raccontare, ognuno di loro ha un difficile trascorso, ognuno di loro è in cerca del proprio posto nel mondo. Tutti sognano l’amore, la libertà, sognano un mondo migliore, un’esistenza fuori da Berlino. La vita è difficile in una città divisa dal muro, ma questa non è la miccia che innesca la vicenda. La serie tv, come il film, mette in scena un racconto di una generazione che vuole crescere troppo in fretta, assetata di fama, soldi e gloria, che viene sedotta dal potere della droga e dai fumi dell’alcol. Un ritratto dolce-amaro di un gruppo di giovani allo sbando.

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Con questo incipit scopriamo come la vicenda di Christiane si unisce a quella dei suoi coetanei. Giovane di belle speranze, resta coinvolta nella faida esplosa tra i suoi genitori tanto da avvicinarsi a Stella, che la conduce per mano tra i locali della città, al Sound, dove si festeggiano le gioie della vita. Comincia a bere, a fumare e a provare la droga, legandosi poi a Benno e Axel, ragazzo senza speranze che da sempre è innamorato di Christiane. Si unisce anche Babsi, figlia ribelle della Berlino borghese, disposta a tutto pur di fuggire da una vita vuota e spenta. Le dipendenze però non perdonano e i protagonisti della storia, loro malgrado, finiscono in un tunnel apparentemente senza via di uscita.

Una Berlino Ovest patinata e modaiola (con le musiche di David Bowie)

Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino è una serie atipica per via dei temi che tratta. Apre una finestra sul mondo della droga, dell’abuso di alcol e sulla prostituzione minorile, ma racconta la vicenda con perbenismo, senza osare, dosando bene i temi e le parole. Traspare, infatti, una visione troppo edulcorata di quella generazione di ragazzi perduti, una visione ben lontana dalla realtà dei fatti. Lì, nella Berlino Ovest, in quella città fatta di casermoni, dove il disagio si tagliava a fette, e dove il muro faceva ancora paura, c’era uno stato sociale lasciato totalmente all’incuria di se stesso, dove gli adulti si comportano da ragazzini, e dove i giovani vogliono essere adulti. La serie pecca proprio per questo, perché regala il messaggio sbagliato di quel periodo così buio che si è vissuto a fine anni ’70. La storia vera di Christiane diventa pure una fiction, ma si sofferma più su sull’estetica che sui fatti.

Non sembra di vivere a Berlino. La città è in piena gentrificazione, i colori sono vividi, puliti, accessi come un pugno in un occhio. Si intravede uno scorcio lontano dalla realtà, un contesto in cui la droga e gli eccessi sembrano essere un valore acquisito ma non necessario per la funzionalità della storia. Siamo negli anni ’70 ma la musica è contemporanea, tranne per alcune sonorità vecchio stile di David Bowie. Siamo negli anni ’70 e si strizza l’occhio alla moda, al glamour a tutto quello che è oggi la visione del mondo. La serie tv assume più i contorni di una soap-opera che il ritratto di una pagina della storia moderna.

Dal libro al film: la storia vera dei ragazzi della stazione "Bahnhof Zoo"

È invece un cult il romanzo che ha infiammato il mondo della cultura. Un vero e proprio caso editoriale. Il racconto biografico di Christiane, che parte dalla sua infanzia difficile fino ad un’adolescenza altrettanto dissipata, è stato pubblicato per la prima volto come allegato alla rivista Sterm. Ha ritratto fedelmente una Germania spaccata in due, senza vinti e senza vincitori. Una storia vera, fatta anche di luoghi veri. Infatti, il nome del libro richiama una stazione della metro di Berlino, tale Bahnhof Zoo, comunemente chiamato Giardino Zoologico, luogo in cui i protagonisti si incontrano.

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Il libro, in realtà, nasce da una serie di interviste che alcuni giornalisti locali hanno redatto per evidenziare quanto fosse allo sbando il mondo adolescenziale dell’epoca. La Christiane del titolo è stata imputata in un processo, che si è concluso del 1978, accusata di possesso, spaccio di droga e ricettazione. All’epoca il tribunale di Berlino voleva dare un esempio con quel processo così mediatico, ma alla fine l’autrice del libro ha avuto una condanna lieve, in quanto prima dell’arresto era ancora una minorenne. Il film è stato proiettato nel 1981, con attori del luogo, girato in gran parte fuori Berlino, arrivando al successo e valicando i confini europei. David Bowie, in quel periodo, era all’apice del successo, appare in un cameo durante uno dei suoi storici concerti che ha svolto nel cuore della capitale.

Un cast di attori esordienti

Imperfezioni a parte, come nel film, anche la serie tv ha un cast di attori giovani e alla loro prima esperienza in campo recitativo. Giovani e di talento, perché sono riusciti comunque a regalare un piccolo tocco di veridicità alla vicenda.

Sono tutti maggiorenni ma conservano ancora quell’innocenza di un adolescente, particolarità vincente per una serie tv che, purtroppo, funziona solo a metà.

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