Cultura e Spettacoli

Le Officine Grandi Riparazioni riaprono per diventare fabbrica di arte ma non solo

Ventimila metri quadri riqualificati per ospitare installazioni, mostre e concerti

Le Officine Grandi Riparazioni riaprono per diventare fabbrica di arte ma non solo

Il progetto è ambizioso. Se raggiungerà i suoi obiettivi potremmo parlare allora di uno spazio unico in Italia, un luogo avveniristico per raccogliere la molteplicità delle esperienze contemporanee.

Tutto tranne che un museo. Sull'argomento è stato chiaro Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione CRT che di questa riqualificazione metropolitana è la protagonista assoluta. Apre dunque OGR, acronimo di Officine Grandi Riparazioni, un edificio che ha fatto la storia industriale nella Torino ottocentesca, dove si teneva la manutenzione dei treni. In una città non ancora uscita pienamente dalla crisi fanno scalpore i numeri: mille giorni di cantiere, 100 milioni di euro investiti, 20mila metri quadri di superficie occupata, volte alte più di 16 metri. Quando ancora non se ne conosceva il destino, nel 2011 le OGR vennero utilizzate per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Poi il lungo silenzio, la crescita delle aspettative e, il 30 settembre, finalmente i primi passi verso la definitiva riapertura.

L'arte c'è ma non sarà l'unica protagonista. Per il momento tre grandi installazioni all'aperto di William Kentridge, che in Italia gode di una considerazione persino sproporzionata, del venezuelano Arturo Herrera e del milanese Patrick Tuttofuoco, quest'ultima pensata per i bambini. La musica è il clou dei prossimi tre sabati, con concerti e dj set gratuiti annunciati da una massiccia campagna pubblicitaria: si comincia con Giorgio Moroder il re dell'elettronica anni '70 riscoperto oggi come un guru- quindi Elisa e il rapper Ghali. Aspettando gli otto concerti dei Kraftwerk a novembre.

Lo definiscono un gigantesco hub di sperimentazione e produzione di contemporaneità, il luogo e la sintesi di tutte le attività creative del presente e forse del futuro: arti visive, performance, tecnologia, impresa e l'immancabile food con due ristoranti, un'area lounge e un cocktail bar. Non manca nulla, insomma, il tutto a pochi passi dalla stazione di Porta Susa, meno di un'ora da Milano.

Dopo il Big Bang, la grande festa, OGR si ferma per il riallestimento della mostra che, a partire dal 3 novembre nei giorni di Artissima, si intitola Come una falena alla fiamma, voluta dal direttore Nicola Ricciardi. Realizzata in collaborazione con la Fondazione Sandretto, che nel frattempo ha annunciato l'apertura di una sua sede a Madrid, raccoglie opere dai più importanti musei pubblici e fondazioni torinesi, non solo del contemporaneo: tra questi la GAM, il Museo Egizio, Palazzo Madama e le stesse ricche collezioni di CRT.

Sulla carta l'esposizione non ha un appeal straordinario, persino troppo catalogatoria, mentre c'è da scommettere sulla pluralità di iniziative completamente nuove, come il polo dell'innovazione che vuol intrecciare rapporti con l'università e il mondo del lavoro, insieme alla ricerca scientifica, tecnologica e industriale.

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