Cultura e Spettacoli

Partenza con stecca La «Soap Opera» finisce tra i fischi

Non convince la pellicola leggera di Genovesi nonostante De Luigi, Abatantuono e Capotondi

Roma

Partenza fredda con fischi e sala Sinopoli non così piena, come nelle passate edizioni, per Soap Opera , commedia corale di Alessandro Genovesi (dal 23 in sala), che ricalca lo schema della tipica e ormai frusta commedia all'italiana. Sarà per questo che è piaciuta poco, nonostante il cast di richiamo: Diego Abatantuono, Cristiana Capotondi, Fabio De Luigi, Ale&Franz, Ricky Memphis e la musa dello stilista Karl Lagerfeld, Elisa Sednaoui, di padre egiziano ma italiana di Bra, tutti impegnati a strappare almeno un sorrisino. C'è voluto il coraggio di Marco Müller, direttore della kermesse all'ultimo mandato, per aprire i giochi all'Auditorium con un prodotto così esile, steccando la prima. Tanto che Cristiana Capotondi, ieri implorava la stampa: «Vogliateci bene», mentre la Sednaoui si dava la zappa sui piedi, affermando: «Nel film, ci sono tre tipi di cagne diverse»,volendo riferirsi a una battuta di Chiara Francini, qui Alice («Non sono io che sono brava, è che le altre sono cagne»), subito twittata e non alle tre attrici di Soap Opera .

Col supporto economico della Regione Lazio, «un budget bello sostanzioso» stando al regista e il riconoscimento d'interesse culturale del Mibac, questo mélo girato a Cinecittà in 7 settimane si svolge in un condominio. Dove abita Francesco(De Luigi), che pare sciocco, ma in tram legge L'uomo senza qualità di Musil e con pazienza cerca di convincere l'amico Paolo (Memphis) che lui non è gay, ma solo un po' confuso: sua moglie aspetta un bimbo, baciare i maschi non deve piacergli... Le cose si complicano quando un inquilino si spara: arriva Capodanno e i condomini si fanno compagnia. Nonostante i fratelli picchiatelli (Ale&Franz), l'attrice di soap (Chiara Francini) con la fissa degli uomini in divisa, un carabiniere strampalato (Abatantuono) e la fidanzatina incinta di Francesco (Capotondi), arriva il lieto fine, con le lucine di Natale e la neve che fiocca sullo sfondo. «Ho scritto Soap Opera per il teatro, poi l'ho adattato al cinema. Mi piaceva girare un film caldo mentre fuori tutto è freddo. Non è un'opera con chissà quali pretese intellettuali, però vorrei riferirmi a Wes Anderson e a Spike Jonze. Con una commedia non sciatta visivamente e non becera, dal punto di vista del linguaggio», spiega Genovesi, che ha girato sotto la neve finta.

È solo una commedia, insomma, «ricca di sagace ironia, all'interno di un mondo garbato», spiega la Capotondi, alla sua terza prova con De Luigi e Genovesi. L'usuale «reference system», che ingloba pure Caterina Guzzanti in una particina da ragazza sguaiata, si conferma per l'ennesima volta. Eppure, De Luigi parla di «metodi strasberghiani, dentro un copione molto preciso, in un ambiente artefatto». In una excusatio non petita, Genovesi mette le mani avanti: «La commedia è il genere che fa incassare più soldi al botteghino e il festival ce l'ha richiesta: nessuna pressione».

Strano: il box-office, da un po', non sta premiando le commedie all'italiana.

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