Cultura e Spettacoli

Da Pavese a Stilton, l'Italia che piace agli Emirati

Alla Fiera del libro di Sharjah l'ospite d'onore è Elisabetta Dami, creatrice del topo bestseller

Da Pavese a Stilton, l'Italia che piace agli Emirati

Alessandro Gnocchi
nostro inviato a Sharjah

Prendete il Salone del libro di Torino, moltiplicate per tre e avrete un'idea delle dimensioni della Fiera internazionale del libro di Sharjah, città-stato degli Emirati Arabi Uniti. È la fiera più importante dell'editoria in lingua araba. A parte i padroni di casa, e i vicini sauditi, tra le centinaia di stand notiamo una forte presenza libanese, giordana e siriana. In Africa, l'Egitto non ha rivali. Poi c'è l'India con decine di stand. All'ingresso è collocato il Messico, Paese ospite d'onore. Non mancano editori inglesi, francesi e italiani. Mentre inglesi e francesi sono in prevalenza grandi gruppi, l'Italia è un caso unico, in tutti i sensi. La milanese Al Mutawassit (cioè il Mediterraneo) ha uno stand ben evidente. Pubblica in arabo, tra le altre cose, Alessandro Baricco, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Carlo Collodi, Luigi Pirandello e tanti altri. Inoltre, ha anche pubblicato libri di autori arabi come Samar Yazbek, Maha Hassan, Ali Bader e Ibrahim Farghali. Il logo della casa editrice è un Don Chisciotte lanciato contro i mulini a vento.

Il pubblico fa acquisti con i carrelli, come al supermercato, solo che al posto dei pannolini ci sono romanzi e saggi. Per capire quali sono gli stand più interessanti basta seguire le donne. Le donne, se ve lo state chiedendo, hanno il velo integrale, il velo, il mezzo velo, nessun velo. Le donne, se vi state chiedendo anche questo, non hanno mezze misure: sono magnifiche oppure... no. Spesso sono ai piani alti o altissimi delle principali istituzioni culturali della città-stato. Gli uomini vestono con abiti tradizionali, pochi si presentano in giacca e cravatta. La bianca tunica (si chiama kandura) spesso è impreziosita da gemelli che costano come un monolocale a Milano.

Il clima è buono, «non fa caldo» dicono, ci sono «solo» 33 gradi alle 10 di mattina. All'ora della preghiera, chi vuole si ferma, gli stand più grandi hanno uno spazio dove isolarsi. Dentro alla Fiera ci sono inaspettatamente facce note. Alla prima bancarella, abbasso lo sguardo e incrocio quello di Cesare Pavese, che mi fissa dalla copertina de La luna e i falò. Lo stand è egiziano: rappresenta l'ente statale che favorisce la conoscenza degli autori stranieri in Egitto. Mi fanno vedere la lista degli italiani tradotti. Ecco qualche esempio: Elio Pagliarani, Benedetta Cibrario, Filippo Tommaso Marinetti, Leonardo Sciascia. In Irak invece hanno una passione per Alberto Moravia, ben esposto sugli scaffali. Italiani in carne e ossa ne abbiamo? L'unica nostra celebrità è Elisabetta Dami, ospite d'onore, editrice e creatrice del topo investigatore Geronimo Stilton. La letteratura per bambini è un settore importante dell'editoria araba. Il motivo è anche politico-culturale: si legge poco, si punta sull'educazione alla lettura. Il giorno delle scuole ogni angolo della fiera si anima. Da una parte c'è una specie di gioco a premi per secchioni. Dall'altra c'è una recita basata sulla lettura. Qualcuno fa volare droni nel corridoio principale. Poi ci sono giochi di ruolo, altalene, pupazzoni animati.

Che titoli si trovano in fiera? Tutti. La presenza degli editori di lingua inglese garantisce la copertura pressoché totale dei bestseller mondiali e anche di scrittori più di nicchia. Ci sono tutti i più famosi autori del genere per adolescenti noto come young adult. Ci sono i manga. Ci sono, rispetto al nostro Salone, parecchi espositori di libri scientifici. Il Corano e la giurisprudenza islamica sono accanto a saggi contro l'Isis e alla nutrita produzione sulla riforma dell'islam. Ci sono anche i libri non certo concilianti come quelli dello storico Bernard Lewis. Dalle rispettive copertine, Maometto e Darwin si osservano perplessi. Freud li controlla dall'alto.

Il sole tramonta presto. Appena fuori dalla fiera il mare è una tavola piatta, poco lontano si vedono le spiagge. È l'ora in cui si anima la fiera. Gli incontri principali si tengono verso le 19 e proseguono in serata. Ci sono anche numerosi laboratori per specialisti, il problema più dibattuto è il diritto d'autore, nei Paesi arabi c'è la stessa lingua ma non c'è una legge condivisa, diventa difficile perfino calcolare le royalties, la distribuzione è diversa, i libri si vendono nelle fiere locali, le librerie quasi non esistono. Tutto questo ostacola i rapporti commerciali. Però nel primo giorno c'erano oltre 400 editori nella sala dedicata agli scambi. Gli spagnoli escono soddisfatti. C'è anche un agente italiano della Meucci Agency. Per incentivare il mercato, la Sharjah Publishing City Free Zone, ramo della Sharjah Book Authority, offre uffici e licenza di libero commercio (niente tasse) agli editori (38) che ne hanno fatto richiesta durante la fiera.

La giornata è finita. Qualcuno fa rotta verso il centro. Altri si spostano negli hotel adiacenti alla fiera. E la fiera prosegue ai tavolini dei bar.

Senza alcol, naturalmente.

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