Cultura e Spettacoli

Politica, identità, Europa La rivoluzionaria Magli rompe i nostri veri tabù

Già nel '96 l'antropologa profetizzò i rischi dell'immigrazione e l'integrazione impossibile

Politica, identità, Europa La rivoluzionaria Magli rompe i nostri veri tabù

Può una seria scienziata, amante della musica, esperta di letteratura, essere una sovversiva? Senz'altro. Infatti Ida Magli ha sovvertito, per alcuni decenni, i luoghi comuni della cultura e della politica italiana. Lo ha fatto da posizioni originalissime. Quelle di una antropologa che studiava la nostra società con gli strumenti della sua disciplina prediletta. Il mondo intellettuale, invece di fare tesoro delle sue idee, magari per confutarle, ha reagito come reagisce sempre di fronte a ciò che capisce fin troppo bene ma non vuole accettare: un progressivo ostracismo terminato nel silenzio e infine, dopo la morte della Magli, nel dileggio. Se non ci credete, andate a rileggere i vergognosi «coccodrilli» apparsi sulla stampa nazionale. Nel 1996, la Magli decise di esporre le sue idee in un libro-intervista, formula adatta alla divulgazione. L'intervistatore, meglio dire coautore, era d'eccezione: Giordano Bruno Guerri. Il risultato fu Per una rivoluzione italiana, edito da Baldini&Castoldi. Il libro, fin dalle prime pagine, era un pugno nello stomaco che metteva al tappeto tutte le false certezze imposte dal conformismo. Proprio per questo è rimasto fuori catalogo per anni. Fino a domani, quando tornerà nelle librerie ristampato da Bompiani con una nuova introduzione di Guerri.

Primo round: politica. La democrazia è «allucinazione» e «inganno». Un tabù, cioè una parola magica. I politici non ci rappresentano. Lo Stato pensa solo ad estendere la propria influenza. Il cittadino non possiede alcun potere, tanto meno quello di scaricare chi lo opprime. Posizione non popolarissima in Italia. La soluzione ha un sapore liberale: «Ridurre il più possibile gli spazi del Potere». Evitare che si accumuli ed «eliminarne gli eccessi, come si fa per il colesterolo». Nessuna società può sopravvivere senza rispettare alcune regole e senza essere amministrata. Questo tipo di potere residuale e ineliminabile «va chiamato col suo nome: Potere, e va assegnato esplicitamente - come incarico retribuito, responsabile, in base a competenze specifiche - nei limiti di una gestione amministrativa a tempo determinato». Nulla a che vedere con la truffa dei governi tecnici. Siamo più vicini a un consiglio d'amministrazione giudicato (e licenziato) in base ai risultati ottenuti. E le elezioni? La sacralità del voto? «È indubbio che la scena del pezzo di carta colorato, della matita, della croce da tracciare su un simbolo, degli scatoloni con la fessura dove inserire la scheda, della conta manuale di questi segni, rappresenta come meglio non si potrebbe l'annientamento dell'uomo occidentale nei confronti del Potere. Sarà difficile, per lo storico o l'antropologo di domani, capire che non si trova davanti al reperto di una cerimonia tribale dell'Africa Nera».

Secondo round: integrità culturale. Religione e lingua sono i pilastri della identità di un popolo. L'immigrazione di massa dai Paesi musulmani rischia di avere un impatto disastroso. Siamo nel 1996. L'11 settembre 2001 è ancora lontano. Il dibattito sullo ius soli roba da accademia. Le proporzioni epocali del fenomeno migratorio non sono ancora chiare a tutti. A Ida Magli invece sono chiarissime. Ci andranno di mezzo la nostra cultura e la laicità dello Stato: «È indispensabile una legislazione rigida per fare in modo che almeno non ne arrivino troppi. Ripeto: gli islamici sono una popolazione forte, con una religione forte, non possono in alcun modo essere integrati nel nostro contesto (come in nessun altro contesto: vedi l'esempio francese), anche se lo volessero, ma naturalmente non lo vogliono. L'integrazione è impossibile già al livello, che sarebbe indispensabile, delle leggi: perché il Corano è un codice sia civile sia religioso». In ballo ci sono libertà costate secoli di guerre anche fratricide: «Questo rende l'islamismo fortissimo e immodificabile, perché un testo sacro non lo si può manipolare secondo i bisogni. Questo significa anche che tutto quello che noi abbiamo così duramente conquistato nel corso della storia, ossia l'affermazione di un'etica scissa dal sacro, è incompatibile con la loro visione del mondo. Noi non dobbiamo imporre a loro la nostra: è una cosa che abbiamo fatto in passato ed era una violenza gravissima. Ma proprio perché sappiamo bene a quali irrimediabili conflitti si va incontro, abbiamo il dovere e il diritto di prevenirli».

Terzo round: Europa. Un altro tabù, un'altra finzione. Dove non esiste lingua comune, non esiste popolo. La Magli fu la prima a leggere e contestare i trattati che superavano il mercato comune per dotare l'unione di nuove istituzioni politiche ed economiche, tra cui la moneta (il non ancora varato euro) definita «una grave violenza dei governanti sul popolo». La ricchezza dell'Europa sta nella sua infinità varietà. L'omologazione, da ottenersi attraverso l'ideologia del politicamente corretto, alla lunga sancirà proprio la fine del Vecchio continente.

Saremmo già al ko. Ma nel libro c'è spazio anche per una contestazione radicale dell'insegnamento scolastico, per una stroncatura senza appello dei mass media, per un'analisi della Salute pubblica come prova del controllo del Potere sui corpi (esatto: anche il dibattito bioetico è ampiamente anticipato) e infine per una proposta choc: abolire la Costituzione, una montagna di chiacchiere dietro alla quale si nasconde la pretesa della politica di essere venerata come una intangibile divinità.

Rivoluzionario, nel suo piccolo, è anche il libro in sé: con un indice analitico, da tempo abolito perché faticoso; il dorso scritto da destra e sinistra e da sinistra e destra per evitare al lettore il torcicollo; doppio sommario, all'inizio e alla fine; e altri dettagli che lo rendono un oggetto unico.

Come Ida Magli.

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