Cultura e Spettacoli

Quando lo "Stukas" Pasolini fu (ab)battuto da Bertolucci

Nel 1975, partita tra le troupe di "Salò" e "Novecento". Vince la seconda. Secondo il mito con un'arma segreta: Ancelotti

Quando lo "Stukas" Pasolini fu (ab)battuto da Bertolucci

«Incursione di Stukas sulla fascia, arriva il terzino Barone. Fallaccio di Barone. Stukas si rotola sul terreno e chiede il cambio». È la telecronaca immaginaria della partita Centoventi contro Novecento disputata a Parma, il 16 marzo 1975, sul campo di calcio della Cittadella. Ad affrontarsi sono le troupe cinematografiche di due film che si stanno girando in contemporanea nella zona: Novecento e Salò o le 120 giornate di Sodoma. Registi sul set e allenatori sul terreno di gioco, rispettivamente Bernardo Bertolucci e Pier Paolo Pasolini. Per la precisione, Pier Paolo è anche giocatore, aletta agile con il gusto dell'inserimento: per questo si è meritato il soprannome di Stukas, l'aereo tedesco da bombardamento in picchiata. Sulle qualità tecniche di Stukas-Pasolini, i giudizi sono piuttosto variegati e vanno da «veloce ma scarso» a «dio del dribbling». Possiamo offrire un indizio non inquinato dall'amicizia o dall'inimicizia. In una scena del divertente documentario Centoventi contro Novecento, Pasolini tenta uno stop a seguire, sbaglia clamorosamente e si accascia con tutta l'aria di uno che finge un improvviso dolorino alla gamba per giustificare l'errore. Tuttavia, insegna De Gregori, non è da un particolare che si giudica un giocatore...

Pasolini aveva una gigantesca passione per il calcio, tifava Bologna, il suo idolo era Amedeo Biaviati, inventore del doppio passo, al quale il poeta chiese un autografo, e ha scritto che il miglior poeta dell'anno è sempre il capocannoniere del campionato. Ah, leggenda vuole che sia stato Pasolini a coniare o rendere d'uso comune il termine «partitella», uno dei più usati dai quaranta-cinquantenni di tutta Italia. Gli aneddoti si sprecano. Pasolini a tavola con fior di letterati che si alza e va a giocare sul sagrato con i ragazzotti del quartiere. Pasolini che interrompe le riprese perché qualcuno ha portato un pallone da calcio e scatta, appunto, la partitella, l'arte può attendere. Pasolini che non sente ragioni: si gioca anche se diluvia. Pasolini che torna a centrocampo imprecando, infuriato, perché non riesce mai a segnare un gol, e quel giorno ha preso due volte la traversa. La summa del calcio-pensiero del poeta, sei articoli e tre interviste, è ora raccolta in Il mio calcio (appena uscito per Garzanti).

Torniamo al 16 marzo 1976, con l'aiuto proprio di Centoventi contro Novecento, il documentario di Alessandro Scillitani, uscito nell'autunno 2019 e presentato nell'ambito del Busseto Festival Guareschi (sabato 21 novembre). Abbiamo visto che Pasolini capiva di calcio. E Bernardo Bertolucci? Anche nel suo caso, i pareri sono discordanti, si passa da «fine stratega» a «non sapeva neppure se il pallone fosse rotondo o quadrato». Fatto sta che al regista di Parma non va proprio di perdere con l'ex maestro, con il quale aveva litigato a causa di Ultimo tango a Parigi. Problema, la squadra di Novecento, per caratteristiche fisiche, era soprannominata NoveLento. Bisognava fare qualcosa. Qui si entra nel mito, nel film all'interno del film. Infatti la vox populi, a quanto risulta mai smentita, vuole che il NoveLento schieri due giovani talenti del Parma calcio, assunti come figuranti proprio per poterli mettere in campo contro la squadra pasoliniana. La vox aggiunge: uno dei due era Carlo Ancelotti, già quel Carlo Ancelotti, che vincerà tutto nel Milan di Arrigo Sacchi e alzerà la Champions sia come centrocampista sia come allenatore. Le date tornerebbero, Ancelotti giocò nelle giovanili del Parma nel 1975-1976, prima di essere aggregato alla prima squadra per manifesta superiorità. Solo Carletto può sciogliere il mistero, speriamo non rovini mai una bella storia con una deludente verità.

Il Centoventi veste una impeccabile divisa del Bologna. Più freakettone il Novecento, maglia violacea con scritta diagonale, pantaloncini arancioni, calzettoni arcobaleno. Pubblico non pagante, una quarantina di persone, passanti, signori col cane, curiosi e qualche giornalista. Calcio d'inizio mattiniero, come nelle «partitelle» immortalate da Paolo Villaggio in Fantozzi. Il risultato dà ragione al NoveLento, che rifila una manita (cinque gol) al Centoventi. Totale: cinque a due. Pasolini si incazza e scusate il francesismo. Però fa pace con Bernardo e il «terzo tempo» vede impegnati i due registi a mangiare con le mani una gigantesca torta di compleanno (Bertolucci è nato il 16 marzo 1941).

Nel documentario, sono acute le parole di Alberto Garlini, autore, tra le altre cose, di Fútbol Bailado (Sironi). In sintesi. Novecento è tutto sommato un film utopico, dove il mondo contadino trova riscatto nel progresso socialista. Al contrario, Salò o le 120 giornate di Sodoma è una distopia, addirittura l'abiura di un uomo ormai senza illusioni. Così la partita diventa (anche) lo scontro di visioni e generazioni diverse.

Pochi mesi dopo, nella notte del 2 novembre 1975, Pasolini sarà ucciso all'Idroscalo di Ostia.

Il suo cadavere straziato sarà ritrovato dietro alla porta di un campetto.

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