Cultura e Spettacoli

Quando (a teatro) Welles ridicolizzava meccanismi e falsità dello star system

"Miracolo a Hollywood" uscì nel '52 e poi sparì. Ora l'edizione italiana

Quando (a teatro) Welles ridicolizzava meccanismi e falsità dello star system

Orson Welles non fu solo uno dei più grandi uomini di cinema di tutti i tempi: per gli straordinari film realizzati, per gli immensi fallimenti e per i progetti incompiuti (Don Quixote, The Other Side of the Wind...). Fu anche un incredibile uomo di teatro. Giusto per citare: a parte il folle Horse Eats Hat, del 1936, nel '46 Welles diresse e produsse Around the World, un particolarissimo adattamento del Giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne, spettacolo - fuori misura: musiche di Cole Porter, tre piste da circo, quattro elefanti meccanici... - che ottenne un convinto successo di critica ma scarso riscontro di pubblico (tanto che segnò il tracollo economico del regista). Bertolt Brecht lo vide a New York sette volte e disse che era lo spettacolo più bello a cui avesse assistito in America.

Ed eccoci al punto. Un'altra avventura teatrale al limite dell'assurdo di Orson Welles, del tutto sconosciuta allo spettatore non specialista, è quella legata a una commedia che originariamente costituiva la seconda parte di uno spettacolo dal titolo The Blessed and the Damned rappresentato al teatro Edouard VII di Parigi nel 1950 («Un capolavoro di arte scenica» per Le Monde), poi pubblicata in Francia nel 1952 col titolo Miracle à Hollywood e dopo sparita nel nulla. Da allora non è mai stata più edita né negli Stati Uniti né in Europa e persino il copione in lingua inglese è introvabile (forse perso in un trasloco del regista, forse bruciato in un incendio...). Un'opera brillante, satirica, esemplare del talento letterario di Welles che ora torna nelle mani del lettore. Eccola qui, tradotta per la prima volta in italiano in tutta la sua visionaria stravaganza: Orson Welles, Miracolo a Hollywood (Sellerio) a cura di Gianfranco Giagni, il quale firma una informatissima nota al testo.

Eco del film di Vittorio De Sica (artista che Welles ammirava), Miracolo a Hollywood porta in scena le traversie di una catastrofica produzione cinematografica che in una Hollywood travolta da un nuovo filone, quello dei film religiosi, è alle prese con un regista neorealista italiano - non compare mai, si sente solo la voce, e si chiama Alessandro Sporcacione... - il quale sta dirigendo un film su una Santa che fa miracoli e cura gli infermi (e il regista secondo i dogmi del neorealismo insiste che siano storpi autentici...) ma, non convinto della star protagonista, la rimpiazza con una segretaria della major, perché gli sembra molto più spirituale... Tra i personaggi: il presidente degli Studios, interpretato dallo stesso Orson Welles, una giornalista improbabile ma implacabile in quanto a pettegolezzi, un ambiguo agente cinematografico, l'Arcivescovo dell'Alabama e un Arcangelo che alla fine risolverà le cose...

Un po' satira, un po' perfido divertissement, un po' farsa e gioco teatrale, oltre che riflessione à la Welles su ciò che è vero e ciò che è fake - Vérités et mensonges, ovvero F come falso - Miracolo a Hollywood è prima di tutto un'irresistibile messa in ridicolo di un sistema hollywoodiano che neppure una Santa può cambiare.

Imperdonabile? Sì, ma anche insostituibile.

Commenti