Cultura e Spettacoli

Ravenna: gran trilogia «Sull'orlo del Novecento»

Tre opere nel cuore dell'autunno sono diventate una bella consuetudine di Ravenna Festival. Quest'anno la trilogia ideata dall'anima e dea ex-machina ravennate, Cristina Mazzavillani Muti, s'intitolava, «Sull'orlo del Novecento». Tre capolavori che hanno rivoluzionato l'opera - Cavalleria Rusticana (1890), Pagliacci (1892) e Tosca (1900) annunciando il secolo Ventesimo: il soggetto letterario - Verga illuminato dalla melodia mascagnana; il teatro nel teatro nel tranche de vie di Leoncavallo il Monologo di Canio è un declamato lirico di inaudita profondità; il genio e l'intelligenza teatrale di Puccini negli infallibili ingranaggi di un teatro sadico ed espressionista avanti lettera. Sul versante vocale occasione propizia per conoscere i cospicui mezzi vocali del tenore Diego Cavazzin (lanciato quest'estate nel Trovatore all'Opera di Roma), generoso Canio e veemente Cavaradossi, nonostante frattura e ospedalizzazione durante le prove. Come ha stampato il suo «Vittoria, vittoria» nel secondo atto di Tosca, non è cosa da dimenticare. La figura signorile dello Scarpia di Andrea Zaupa e la fisicità colossale del Tonio di Kiril Monolov mettevano in prima fila il reparto baritonale. Prima di Cav & Pag «veri» adolescenti hanno cantato, jazzato, ballato, raccontato, rappato, su temi delle due opere con le loro «energie creative» - acerbe, ingenue, semplici, fresche.

Un modo intelligente per avvicinare i nativi digitali alle fiabe musicali dei loro antenati.

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