Sanremo 2015

Sanremo, restaurazione pop. Platinette e Soliti Idioti le voci fuori dal coro

Canzoni un po' omogenee ma coerenti con la linea "tradizionale" di Carlo Conti. Con qualche eccezione

Sanremo, restaurazione pop. Platinette e Soliti Idioti le voci fuori dal coro

In fondo la vera trasgressione oggi è la tradizione. Riveduta e corretta. E Carlo Conti ha avuto il coraggio di essere fedele alla propria linea: «C'è ovunque una grande melodia e al centro dei brani c'è senza dubbio l'amore». Festival di Sanremo come te lo aspetti, almeno musicalmente: perciò sarà una sorpresa, vedrete. Nel primo ascolto (e il primo ascolto è spesso traditore) i brani confermano un'omogeneità stilistica che mantiene un livello medio alto, superiore alle ultime edizioni. Non ci sono le «foglie di fico» alternative, niente Afterhours o Subsonica per intenderci, solo venti canzoni pop, come ha confermato chiaramente Conti, che ieri ha fatto da simbolico deejay all'ascolto in anteprima dei brani in gara.

Insomma, dal tripudio quasi barocco di voci del Volo ( Grande amore ) fino all'orchestralità mitteleuropea di Lara Fabian, c'è un filo conduttore ben preciso nell'edizione numero 65 del Festival di Sanremo: l'amore, quello vero, magari deluso o sperato oppure goduto ma mai controverso. «Almeno venti delle canzoni escluse avevano lo stesso oggetto e avrebbero tranquillamente potuto essere in gara». Come a dire: nessuno parla della crisi, tutti parlano del resto. Ci sono esempi di rara eleganza come quello di Malika Ayane (testo firmato con Pacifico) che in Adesso e qui si dimostra sganciata dallo stereotipo festivaliero per coniare il proprio linguaggio. Classe pura. Oppure ci sono le conferme: il Masini di Che giorno è lo riconosci subito con un brano maturo, intenso, incastrato sul verso «E smettila di smettere» che si presta a tante letture. Anche Nina Zilli in versione (timidamente) blues non si allontana dalla propria linea e forse non è un pregio. Alex Britti invece mescola le proprie radici, ossia grande chitarra ad aprire e chiudere una ballata da club notturno. Brava Bianca Atzei con la sua voce roca impegnata in un midtempo ( Il solo al mondo ) che la esalta senza sbilanciarla troppo. Invece Irene Grandi si sgancia dal marchio di fabbrica con un dialogo tra due persone ( Un vento senza nome ), forse autobiografico, comunque misterioso, che ha una bella linea melodica e molte possibilità di piazzamento in gara. Senza dubbio le ha anche Nek, sorprendente e ispirato in Fatti avanti amore che mescola il suo tipico codice espressivo con la dance elettronica che traina un ritmo che le radio non potranno trascurare. Così come quello dei Dear Jack, il brano giusto al momento giusto, e quello di Raf con un Come una favola costruito molto bene, tipicamente suo ma pure più maturo: tutto dipenderà dalla resa sul palco. Idem per Gianluca Grignani e i suoi Sogni infranti . Bella intensità ma troppa aderenza ai suoi standard, anche se lui cita come riferimenti Dylan e De Gregori.

Chi invece parzialmente se ne distacca è Chiara Galiazzo che in Straordinario azzecca un ritornello che non passa inosservato. Anche Anna Tatangelo fa un deciso passo avanti in Libera che ha un bell'arrangiamento, un testo un po' retrò ma alato (di Kekko dei Modà, mattatore tra gli «scrittori» di questo Festival) e un ritornello che in radio farà la sua figura. Un caso a parte è Nesli, figlio del rap e ora più vicino al linguaggio rock ma, ottimamente prodotto com'è, capace di mescolare i due pubblici con un originale lirismo: bel percorso il suo. Come quello di Annalisa che è davvero Una finestra tra le stelle come recita il titolo del suo brano: elegante, molto più matura ma ancora senza quel coraggio sexy che una interprete dovrebbe mostrare senza imbarazzi. Di certo il coraggio manca anche a Biggio e Mandelli, ossia ai Soliti Idioti che hanno in gara un brano alla Cochi e Renato. Per Conti è un modo di «far conoscere la tradizione alle generazioni che ancora la ignorano». Invece per loro due, al netto di parolacce come «cogl...» (che non canteranno dal vivo) e di grevità allusive come «rottura del preservativo» è il tentativo di trovare una dignità compositiva di cui molti dubitavano. Comunque la sorpresa sarà Lorenzo Fragola con un brano firmato insieme con Fedez: forte, ritmato, convincente. E se Moreno fa un rap corposo e maturo, è la coppia Grazia Di Michele e Platinette a piazzare il testo più bello e più complesso di questa edizione: «Io non so mai chi sono eppure sono io» e «Ma questo qui è il mio corpo benché cangiante e strano, di donna dentro un uomo eppure essere... umano».

Comunque vada, il più bello di questa edizione.

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