Cultura e Spettacoli

"Risposo il mio ex marito. Ma lo faccio solo per fiction"

Da domani l'attrice recita con Massimo Ghini in "Matrimoni e altre follie": "Ci siamo separati ma siamo amici e sul set ci sentiamo una coppia di fatto"

"Risposo il mio ex marito. Ma lo faccio solo per fiction"

Attacca la marcia nuziale. Lei avanza fasciata in un corto di satin bianco, acconciatura di camelie sul capo e un bouquet di roselline pallide in mano, al braccio di lui, in completo blu scuro e gardenia bianca all'occhiello. Il colpo di scena (inutile negarlo) sorprende i giornalisti. Che essendo lì per la presentazione di una fiction, e non per un matrimonio, non lanciano riso ma in compenso - riceveranno i confetti. E la domanda sorge inevitabile: cosa provano Nancy Brilli e Massimo Ghini a riproporre per il lancio della nuova serie Mediaset Matrimoni e altre follie da domani dodici prime serate su Canale 5 - una scena presumibilmente simile a quella realmente vissuta nel 1987, quando si sposarono sul serio?

«Ma il nostro matrimonio fu molto diverso ride la Brilli - Intanto in comune e non in chiesa. Poi sotto una bandiera (quella di Riano Flaminio, provincia di Roma) bianco-celeste come quella della Lazio. La qual cosa fece prorompere Massimo, romanista intransigente, in bestemmie turco - cipriote. Inoltre arrivò con 45 minuti di ritardo. Il che avrebbe dovuto farmi capire fin d'allora, come poi sarebbe andata a finire».

Nuovamente coniugati per questa fiction diretta da Laura Muscardin e prodotta da Rti con Aurora Tv, avete per caso trasferito qualcosa della realtà anche nella finzione?

«Per carità: sarebbe stato da spararsi! Diciamo che quando abbiamo girato la scena del matrimonio c'è venuto da ridere. Ma ormai siamo molto amici. Abbiamo condiviso tante cose. Anche professionalmente: l'intesa recitativa è tra noi due perfetta. Recitativamente parlando, siamo una coppia di fatto».

Anche Luisella, il suo personaggio, ha un matrimonio fallito alle spalle.

«Due. E affronta con Riccardo (cioè Ghini) il terzo; che è anche il primo in chiesa. Inoltre ha avuto tre figli, uno da ciascuno dei suoi mariti (i primi due sono Massimo Ciavarro e Michele La Ginestra): il che la dice lunga su che tipo di donna sia. Un'eterna ottimista. Sempre convinta di spuntarla in ogni difficoltà; sempre pronta a ricominciare da capo. Una che crede nel matrimonio, evidentemente».

Ma che tipo di matrimonio racconta Matrimoni e altre follie?

«Qualcuno dei molti tipi che esistono oggi. C'è la coppia sposata che tiene felicemente duro da 25 anni; c'è quella che funziona benissimo ma fugge proprio gli sponsali, per timore che rompano l'incanto; c'è quella impossibile (Chiara Francini innamorata di un gay, Simone Montedoro) e quello incredibile (il single impenitente Giulio Berruti, che finirà invece per capitolare). La verità è che il matrimonio è sempre una follia. Follia positiva. E' credere nel futuro. Ciascuno ha bisogno di crederci. C'è chi riesce e chi no».

Anche lei è un'eterna ottimista?

«Io sono una che lotta. E riceve in cambio tanto amore. Anche dal pubblico: adoro la signora che mi ferma per strada per dirmi Ma lei è sempre giovane!, dopo avermi visto in tv in un film che è di quindici anni prima. Ma non importa: è amore anche quello. Essere amati dal pubblico: che gratificazione pazzesca!».

Matrimoni e altre follie è la prima lunga serie che Mediaset lancia all'inizio dell'estate; quando cioè si mandano in onda solo i fondi di magazzino.

«Io l'ho ribattezzato tele-cocomero. Si tratta infatti di una commedia divertente, colorata, scacciapensieri. Anche se affronta un tema niente male. Io credo fermamente nella missione della commedia. Siamo tutti affannati, preoccupati, disorientati. E sballottati: le buche che ha preso la mia macchina, per arrivare qui».

A proposito di buche: come vive, da romana, l'attuale situazione della capitale?

«Roma è in una situazione pietosa. Offesa, oltraggiata, dimenticata. E' anche vero, però, che se ogni romano pensasse al proprio spicchio di città, molto migliorerebbe. Qualche mese fa con gli abitanti del mio quartiere, prendemmo guanti e ramazza e lo ripulimmo tutto. Non si può fare sempre così, è vero. Ma cominciamo noi, a comportarci come si deve.

E allora potremo pretenderlo anche da chi ci governa».

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