Cultura e Spettacoli

La rivincita di D'Alessio I critici lo snobbano e lui conquista gli States

La Bibbia della discografia incorona un italiano. Il primo dopo Modugno

La rivincita di D'Alessio I critici lo snobbano e lui conquista gli States

E ora come la mettiamo. Il nuovo disco di Gigi D'Alessio (che si intitola appunto Ora) è arrivato al numero uno della classifica World Music di Billboard. Un successo senza se e senza ma. Specialmente visto da qui, in Italia, dove Gigi D'Alessio è sempre stato accolto dai molti «ma» della critica musicale. Dunque spieghiamoci. Da almeno mezzo secolo, Billboard è una delle bibbie della contabilità musicale. Essere citati da Billboard o addirittura entrare nelle sue classifiche - specialmente per chi vive alla periferia dell'impero come noi italiani - equivale a una consacrazione. Carta canta. Difatti lui dice: «Credo di sentirmi esattamente come quando un calciatore vince il Pallone d'Oro». Quindi l'ingresso al primo posto tra i «top selling world music albums», ossia tra i dischi che hanno venduto di più secondo i dati elaborati da Nielsen SoundScan, è realmente una laurea. Specialmente se si considera chi lo segue nella top ten di questa settimana. Al secondo posto ci sono i Tinariwen, gruppo del Mali lanciato in Occidente grazie all'entusiasmo di Robert Plant dei Led Zeppelin (ascoltate la versione live che hanno suonato insieme del superclassico Whole Lotta Love). Nel ramo World, sono superstar al punto che Carlos Santana li ha voluti sul palco del Montreux Jazz Festival e i Rolling Stones su quello Slane Castle di Dublino. Idem Angelique Kidjo del Benin, quarto posto, vincitrice di un Grammy nel 2008 e ospite di Carmen Consoli nel disco Eva contro Eva. Anche Stromae, magrissimo e timidissimo, una delle sorprese (televisive) del Festival di Sanremo, autore di quel gioiello pop che è Alors on danse, è dietro a Gigi D'Alessio nella classifica Billboard. Quinta posizione. Di più: D'Alessio ha esordito direttamente al primo posto, a dimostrazione che l'impatto di vendite è stato molto sensibile.
Lui, che è sempre molto contenuto nei suoi commenti, stavolta non ha mezze misure: «Non ho mai pensato nemmeno per un attimo di riuscire a ottenere un riconoscimento di questa portata. E' uno dei traguardi più importanti della mia vita professionale». Come non crederci. Gigi D'Alessio è uno dei pochi artisti pop italiani che sappia leggere uno spartito e che sia stato in grado di attraversare, senza demoralizzarsi, anche le peggiori buriane della critica. Dopotutto non è un mistero: le voci, i sospetti, lo scetticismo sono un fil rouge che lo accompagna sin da quando ha iniziato a mettersi in mostra. In quel gioco incontrollabile che spesso regola i media, si è ritrovato a essere (ingiustamente) uno degli obiettivi perfetti della recensione gratuita e cattiva, creando quel doppio binario che spesso regola le carriere musicali o, generalmente, artistiche. La diffidenza della stampa. E il consenso del pubblico.
Perché, piaccia o no, Gigi D'Alessio riempie i palasport da anni, funziona in Tv (l'ultimo show ha avuto un grande risultato di share) e anche il suo nuovo tour (che riparte in Italia il 20 marzo dal Gran Teatro di Roma) avrà la fila fuori. E quindi ovvio che il primo posto in una delle classifiche più significative del mondo sia un punto di svolta della sua carriera. Certo, non è la classifica assoluta di vendita negli States (nella quale recentemente sia Pausini che, soprattutto, Bocelli hanno fatto capolino tante volte). E di sicuro il suo numero uno ha un valore diverso da quello raggiunto oltre mezzo secolo fa da Nel blu dipinto di blu (Volare) di Domenico Modugno, primo italiano della storia. Ma forse è il momento giusto di riconoscere che anche Luigi D'Alessio detto Gigi, classe 1967, venti milioni di copie vendute, cento dischi di platino conquistati, abbia una cifra musicale decisamente pop che lo identifica bene e nella quale si riconosce tanto pubblico a dispetto di tanti luoghi comuni che, in oltre vent'anni di carriera, hanno provato ad azzopparlo.

Perciò stavolta la standing ovation se la merita tutta, ecco.

Commenti