Cultura e Spettacoli

"Sottovoce" e senza volto Ecco l'ologramma Marzullo

I suoi programmi continuano ma lui non si vede. Sottile vendetta anti-Gubitosi o esigenze di palinsesto?

"Sottovoce" e senza volto Ecco l'ologramma Marzullo

Colpo di genio o semplice escamotage della serie fatta la legge, trovato l'inguacchio? Bisognerebbe chiederlo a lui, Luigi Marzullo detto Gigi, tenutario da un quarto di secolo della fascia notturna di Raiuno. Ecco qua, gentile Gigi: si faccia una domanda e si dia una risposta. Ma non in video, per carità. Che non è permesso. Per iscritto, semmai. Con un'epistola, una mail, a voler essere moderni. E chissà se Gigi ne avrà voglia, si vedrà.

Secondo quanto rivela Linkiesta, il sito d'informazione diretto da Marco Alfieri, Marzullo ha deciso di continuare a firmare, realizzare e montare i suoi talk show senza più comparire in video. Prodigi del montaggio. E dell'arte italica. Comunque, i fatti stanno così. Dal 1989, il giornalista e anchorman avellinese, già cronista del Mattino di Napoli, è ininterrottamente in video sulla Raiuno dov'è giunto nell'epoca d'oro dei conterranei Biagio Agnes e Ciriaco De Mita. All'inizio la sua presenza si limita a Mezzanotte e dintorni poi trasformato in Sottovoce. Col trascorrere del tempo e l'avvicendarsi dei direttori di rete, nel deserto della programmazione notturna, Marzullo si allarga con altre rubriche sul cinema, il teatro, la letteratura e l'arte. Nel 2004 l'allora dg Flavio Cattaneo lo premia nominandolo vicedirettore di Raiuno per la cultura. Ma il suo modo di fare televisione divide. Da Marzullo non si va, decretano puristi e intellettuali snob. Da Marzullo vanno tutti o quasi, sia per le interviste confidenziali sullo sfondo del cielo notturno con accompagnamento di pianoforte, sia per discutere dell'ultimo film che divide critica e pubblico. Il marzullismo diviene persino un genere, una formula, un modo di raccontarla facile... La sua longevità in video è da primato. Tutto bene, quindi. Fino all'avvento del nuovo direttore generale Luigi Gubitosi che, via circolare, stabilisce l'incompatibilità tra ruoli dirigenziali e conduzione in video. Andrea Vianello, per dire, nominato direttore di Raitre, abbandona la conduzione di Agorà. E Marzullo, che fa, raggiunti i sessanta? Opta anche lui per il ruolo dirigenziale e rinuncia alla visibilità. Salvo ordire la genialata. O forse no, magari concordare il compromesso. Perché, senza di lui, casca il palinsesto. Con i tempi e la penuria che corrono, quattro programmi quattro non si reinventano d'amblai. E dunque, ecco la trovata: Sottovoce, Cinematografo, Applausi e L'appuntamento continuano ad andare in onda. Senza Marzullo ma con Marzullo. Cioè, Marzullo non si vede né si sente. Ma si avverte. Un'assenza quasi più invadente della presenza. Un fantasma. Un ologramma. Una televisione senza volto. Ma con una forte identità. Possibile? Prodigi del montaggio. Gli ospiti rispondono alle sue domande senza che si sentano. Dando finalmente piena soddisfazione alla sua richiesta. Come se, da soli, si facessero una domanda e si dessero la risposta.

Che colpo di genio. O no?

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