Cultura e Spettacoli

La storia (vera) dei Sex Pistols rivive in una serie

La musica rock degli anni '70 è la colonna portante di Pistol, serie di Disney+ che racconta la nascita, l'ascesa e la discesa della mitica band che ha sconvolto il panorama musicale del secolo scorso

La storia (vera) dei Sex Pistols rivive in una serie

Spregiudicati e anticonformisti. Così sono conosciuti i Sex Pistols, la storica rock band inglese che, nel corso degli anni ’70, si è fatta strada nell’ambiente musicale diventando poi un fenomeno di massa. È stato fulminate il successo per il gruppo capeggiato da Steve Jones tanto da entrare nei libri di storia come i fautori di un nuovo genere musicale, ancora oggi imitato e mai eguagliato. I legami, i sogni, le vittorie e le sconfitte dei Sex Pistols sono state fonti di ispirazione per Pistol, miniserie tv disponibile dall’8 settembre su Disney+ e diretta da Danny Boyle (premio Oscar per The Millionaire), che ripercorre le tappe salienti della band mentre si muovono nel contesto underground londinese, durante una devastante crisi economica che ha stravolto tutta l’Inghilterra. Sei gli episodi previsti, disponibili in streaming da subito, per immergersi in una storia folle, dissipata ma che racconta con un pizzico di malinconia un’epoca di grandi cambiamenti sociali, politici e culturali.

Pistol funziona, non lo si può negare. C’è l’imprinting fin da subito. Grazie allo stile psichedelico di Danny Bolye (autore anche di Trainspotting) è bello scoprire una storia sincera e vera di una rock band che è stata capace di lasciare un segno nell’immaginario di tutti. Se è una serie da vedere? Assolutamente sì. Non solo per riscoprire la musica dei Sex Pistols, che rivive nella sua forma più smagliante, ma anche per immergersi nelle atmosfere degli anni ’70, così vivide e così affascinanti.

Steve Jones e la "nascita" dei Sex Pistols

Jeans a zampa di elefante, capelli lunghi e arruffati, sigaretta sulle labbra, sguardo schivo e sorriso sghembo. Così si presenta il giovane Steve Jones (Toby Wallace, visto su Netflix in The Society) ragazzo scapestrato che sogna in grande e che immagina di poter cambiare il mondo. Ha una voce penetrante e fa battere il cuore a troppe ragazze. Ha un passato tormentato e un’adolescenza per nulla facile, e vive rincorrendo il mito di David Bowie che proprio in quel periodo ha trovato grande consenso tra i ragazzi come lui. Steve vuole essere proprio come il Duca Bianco: una star a tutti gli effetti. Di fatto, il giovane ha talento da vendere ma con la sua sgangherata band non riesce a trovare nè un ingaggio né tanto meno un manager disposto a rappresentarlo. Fino a quando non arrivano a Kings Road a West London, nel negozio SEX di Vivienne Westwood e del magnetico Malcolm MacLaren (Thomas Brodie -Sangster). Rapiti dal fascino di Steve, trovano in lui il portavoce di una generazione stanca di abbassare la testa e di non combattere per il proprio futuro. Malcolm diventa così il manager della band e, di lì a poco, si accenderà la magia sui Sex Pistols e il mondo della musica non sarà più lo stesso.

Un racconto umano, sboccato ma accattivante

Pistol è una serie che non lesina nei dettagli. Con un tratto ruvido, forte, potente e stralunato, apre la finestra sul sottobosco della musica hard rock degli anni ’70, nata come canto di rivolta per i più giovani, oppressi da una società che non riesce ad ascoltare il loro grido. La miniserie, da cui emergono tutte le caratteristiche più particolari della poetica di Danny Boyle, non è solo una rilettura alquanto romanzata di una storia vera ma è soprattutto il ritratto di un’epoca a noi lontana ma vicina, allo stesso tempo. Gli usi e costumi degli anni ’70 implodono con veemenza, facendo da cornice a un racconto potente sulla gioventù dei "figli dei fiori" e "dell’amore libero", tratteggiando l’ascesa e la discesa della band dei Sex Pistols. Oggi sono delle icone, ma ieri erano dei sovversivi, etichettati come "nemici del sistema", ma in pochi avevano compreso il loro potenziale. E la serie percorrere la nascita, il successo con il primo (e unico) album di studio, gli eccessi, i vizi, le virtù e le liti tra il gruppo. Il tutto servito con il linguaggio schietto che non guasta di certo l’appetito.

La storia vera dietro la fiction

Tutto quello che è viene raccontato in tv non si discosta dai fatti realmente accaduti. Pistol, più che altro, non rivela solo la nascita e l’ascesa dei Sex Pistols, ma si concentra anche sulle vicende personali della band. Di sicuro è stato il gruppo musicale più influente della storia, una vera icona per il punk che si ascoltava nel periodo a Londra. Nascono nella City nel 1975. Anche se la carriera non è stata longeva – è durata solo tre anni – , i Sex Pistols sono arrivati comunque al successo e descritti, in epoca più recente, dalla BBC come "l’unica e sola punk rock band". Hanno pubblicato solo un album di studio, intitolato Never mind the Bollcks, Here’s The Sex Pistols e 4 singoli. Sono emersi nell’ambiente come una risposta innovativa a ciò che si respirava nell’ambiente musicale dell’epoca, cavalcando soprattutto il genere del rock progressivo.

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Nella loro carriera hanno creato molte controversie nella Gran Bretagna degli anni ’70. I loro show, ad esempio, sono stati ripetutamente ostacolati dalle autorità. E il singolo God save The Queen, pubblicato nel 1977 durante il Giubileo d’argento, fu preso di mira perché considerato un attacco diretto alla monarchia e al nazionalismo. Si sono sciolti nel 1978 durante un turbolento tour negli Sati Uniti. Rimasti in tre, hanno continuato a suonare per un paio di anni sotto un altro nome, per tornare poi in un concerto reunion nel 1996. Sed Vicious, uno dei membri fondatori, è morto a 21 anni a causa di una dose di eroina.

"Una fantasia borghese"

Eppure il progetto non è stato accolto di buon occhio da John Lydon, il frontman della band. Sui social e attraverso il suo portavoce ha attaccato duramente il progetto di Pistol. "Eravamo tenuti a credere che fosse la storia di Steve Jones, non quella dei Sex Pistols – rivela -. Ma vedendo il trailer le cose non stanno proprio così. Un tizio che assomiglia a John è stato sfruttato per vendere questo prodotto – continua -. Vengono messe in bocca a John parole non sue nel tentativo di riscrivere la storia. Una fantasia borghese. Disney ha rubato il passato e creato questa favola che ha poco a che fare con i fatti veri".

Pionieri di una generazione di rocker

Sono entrati nella storia dopo uno show in tv e grazie a un articolo pubblicato su Rolling Stone, scalando poi la vetta delle classifiche di gradimento da parte del pubblico. Il loro unico album fu un successo singolare all'interno del movimento punk e un importante evento nella storia della musica popolare in generale. Il disco è regolarmente citato come uno dei migliori di sempre: nel 2006 raggiunse la posizione 27 sulla rivista Q Magazine, mentre su Rolling Stone si trova al secondo posto nella classifica dei migliori album degli ultimi 20 anni. Nel 2004, ancora su Rolling Stone, i Sex Pistols alla posizione 58 nella lista dei 100 migliori artisti di tutti i tempi.

Perché vedere la serie tv?

Pistol non è una docu-fiction ma romanza un pezzo di storia contemporanea. Piace proprio perché non santifica la band, anzi, da quel ritratto esce un’immagine molto brutale di Steve e company, ma non poteva essere diversamente. Convince per quel suo ritmo frenetico, per la regia di grande impatto e per un cast valido. Da vedere non solo per conoscere cosa c’è dietro la nascita dei Sex Pistols, ma anche per conoscere l’ambiente giovanile di ieri.

Non così diverso da quello che i giovani post-Covid e post-pandemia stanno vivendo.

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