Cultura e Spettacoli

Strano, zero nomination al capolavoro di Clint

di Maurizio Acerbi

Dopo la visione del meraviglioso Il Corriere - The Mule (in uscita il 7/2), probabile canto del cigno di quel grande artista che è Clint Eastwood, qui nel doppio ruolo di regista e interprete principale, vengono alla mente tanti pensierini non propriamente gentili verso quei signori dell'Academy che hanno selezionato le nomination per i prossimi Oscar. Fateci capire come sia possibile ammettere, addirittura tra i migliori film, una pellicola artisticamente modesta come Black Panther e ignorare completamente il capolavoro di Clint. Che sia una vergogna è dire poco, dimostrando, una volta di più, quanto irrilevante sia diventata, ormai, questa cerimonia. The Mule meritava, a stare stretti, almeno sei nomination; invece, zero di zero. Il film racconta la storia (vera) di un ottantenne che, al verde, si mette a fare da corriere della droga per un cartello messicano. Un vecchio orticultore costretto a chiudere per colpa della tecnologia, oggetto di bersaglio (in particolare, i cellulari) da parte di Eastwood per tutto il film. Uomo che ha preferito la carriera e i divertimenti effimeri alla famiglia che, infatti, lo detesta (curioso che a interpretare la figlia sia Alison Eastwood). Quasi una sorta di ammissione di colpa di Clint che fa pronunciare al suo personaggio, una frase significativa: «Sono stato un pessimo padre, un pessimo marito. Pensavo fosse più importante essere qualcuno da un'altra parte, invece del fallimento che ero a casa mia». Consegne raccontate con ironia, senza peli sulla lingua, con linguaggio che non fa certo appello al politicamente corretto liberal, visto che apostrofa alcuni interlocutori con termini come «lesbiche» o «negri» e un gruppo di latini come «tutti uguali». Troppo per alcuni critici che lo hanno attaccato, non sul film in sé, ma sul (presunto) messaggio razzista che darebbe. Il cartello di spacciatori è messicano? Vuol dire che Clint ha fatto un assist per Trump e il suo famoso muro. E pazienza se, essendo una storia vera, le cose andarono realmente così. Secondo voi Hollywood poteva premiare un simile film? Sia mai. Meglio promuovere Vice, che dipinge il repubblicano Cheney come il male assoluto. E così, Eastwood, attorniato da un cast meraviglioso, dove spicca Dianne Wiest, qui ex moglie con la quale duetta in una delle scene più commoventi degli ultimi anni, si deve accontentare dell'affetto del suo pubblico. Che ha adorato il film, tanto da aver già superato i 100 milioni di dollari di incasso, contro un costo di 50.

Il 24, spegni la Tv, Clint.

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