Cultura e Spettacoli

Tornano i Negrita «Eravamo alla fine La passione ci ha ridato slancio»

Paolo Giordano

Comunque sono ancora qui. «Nel 2016 vedevamo la scritta fine sul traguardo. Insomma, stavamo per scioglierci». Dopo aver fatto i conti con i propri problemi umani e personali, i Negrita si sono ritrovati grazie all'unico collante possibile per una band dopo decenni di convivenza: la passione. «Adios paranoia, stiamo andando in Messico», canta Pau quasi a suggellare il momento nel quale i Negrita sono rinati. Come sempre, i loro dischi nascono dai viaggi. E il loro rock itinerante stavolta è partito da Los Angeles nel mezzo di un tour che era passato da Tokyo e da Miami. «Abbiamo preso un furgone - spiegano - ed è stata la nostra nuova rinascita. E ci siamo resi conto che negli anni trascorsi l'universo musicale è cambiato tantissimo». Cosa pensate del nuovo rap e della trap? «Ci sono belle cose e schifezze, come sempre». Però nel loro nuovo disco Desert yacht club (dal nome della loro «base» americana) la matrice rock è ancora fondamentale, anche se «l'elettronica è il nostro settimo strumento». In Desert yacht club ci sono incursioni elettroniche ma rimangono spalmate su di un tessuto tipicamente rock che ha momenti di autentico piacere come nel dialogo delle due chitarre di Talkin' to you. «In quel brano abbiamo voluto Ensi, che è un rapper con il quale ci siamo trovati subito d'accordo. In fondo, già in Cambio, il nostro primo singolo del 1994, qualcuno sentiva richiami al rap». D'altronde i Negrita vengono dalla lezione dei Rolling Stones, certo, ma sono cresciuti ascoltando quel crossover che negli anni Novanta premiò gruppi come Red Hot Chili Peppers e Urban Dance Squad. Sono attenti, insomma. «Quando uscì Achtung baby degli U2, nel 1991, ci siamo detti: ma che cos'è questa roba? Poi abbiamo capito che erano avanti». Ora amano i Twenty One Pilots, che non usano neanche chitarre ma hanno sublimato una sorta di spirito rock «che ci piace molto». In poche parole, al loro decimo disco i Negrita non cedono allo spirito vintage, celebrano la loro generazione (in Non torneranno più), esaltano quella nuova (La rivoluzione è avere vent'anni) e confermano di avere un tocco musicale sempre più prezioso perché raro: «I ragazzi ora hanno questi ordigni (computer e tablet - ndr) che tolgono il piacere di suonare insieme». Però la lezione dei Negrita rimane importante e difatti Alessio Pizzicannella li ha convocati per la colonna sonora di un lungometraggio «con molti attori famosi».

Una nuova sfida per una delle ultime band che conserva lo spirito autentico del rock.

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