Cultura e Spettacoli

Tutti a Mantova, con dittatori e bombaroli

Gian Paolo Serino

Un tempo a chiudere l'estate erano le Feste dell'Unità. Oggi anche quelle sono tramontate e a sostituirle sono arrivati i festival letterari. In particolare quello di Mantova - dal 6 al 10 settembre - che mai come quest'anno pare aver snaturato l'idea originale: quella di alcuni lettori che nel '97 si ispirarono all'evento organizzato a Hay-on-Wye, in Galles. L'idea alla base di Mantova era e resta buona: portare i libri incontro ai lettori. Ora, però, il festival vira verso lo show business. I lettori sono diventati «il pubblico». L'imminente edizione, in particolare, si presenta come una fiera del buonismo che strizza l'occhio da una parte alla letteratura dei migranti e dall'altra alla rivoluzione, e non solo quella russa, di cui ricorre il centenario. Dal sito ufficiale: «Sottolineiamo che l'edizione di quest'anno pone l'accento sulle storie di chi ha perduto la propria terra, vuoi perché rifugiatosi altrove, vuoi perché il mondo che conosceva è cambiato radicalmente. Avremo dunque la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, il libico Hisham Matar (premio Pulitzer per l'autobiografia), la vietnamita naturalizzata canadese Kim Thuy, la figlia di esuli cambogiani Madeleine Thien, l'esule siriano Faraj Bayrakdar». Nulla da dire, per carità. Ma in cartellone, sul tema «migrazioni» o «rifugiati», non si scorge un vero dibattito o un tentativo di far sentire voci fuori dal politicamente corretto. Gli eroi di Mantova 2017? Sempre dal sito: «Un incontro dedicato a una delle icone del Novecento rivoluzionario, Fidel Castro». Non proprio un simbolo di rivoluzionario democratico. E ancora: «La morte di Fidel Castro ha in qualche modo chiuso definitivamente il Novecento, con il suo carico di speranze, rivoluzioni e battaglie ideologiche in un mondo bipolare. Dell'eredità politica e umana di Castro e dei contorni smisurati, della sua figura storica, Ignacio Ramonet - coautore insieme allo stesso Castro del monumentale librointervista Autobiografia a due voci - discute con lo scrittore cubano Francisco López Sacha». Un altro incontro rivoluzionario è dedicato ad American Anarchist, la storia di William Powell, autore di uno dei libri più famigerati mai pubblicati: The Anarchist Cookbook, del 1971. Parte manifesto per una nuova società e parte manuale per la costruzione di bombe artigianali, ha venduto oltre due milioni di copie. È però un testo maledetto, trovato regolarmente nelle case di autori di stragi, terroristi e bombaroli psicopatici. Non il massimo, per un festival che si definisce «un appuntamento all'insegna del divertimento culturale». Tra gli ospiti italiani a dialogare col «pubblico», tra gli altri, il Premio Strega Paolo Cognetti, Teresa Ciabatti, Domenico Starnone, Francesco Guccini, ma il popolo (dei lettori)? Sarebbe bello ascoltare Starnone filosofeggiare nei Quartieri Spagnoli di Napoli; e interessante assistere alle dissertazioni sulla bellezza della Natura di Cognetti a Le Vallette di Torino o catapultare Guccini, cantore del pauperismo, allo Zen di Palermo. Il «pubblico», se non con più interesse, ascolterebbe con più partecipazione..

.

Commenti